La campagna Osm/Dpn (obiezione di coscienza alle spese militari per la difesa popolare nonviolenta)


L'Italia va a superare i 27 mila milioni di euro di spese militari nel 2023* ed ha in programma di raggiungere, conformandosi alle decisioni NATO, il 2% del PIL entro il 2028 (stimabili in 40 mila milioni di euro). Che fare? Soprattutto se si considera che la NATO ci sta trascinando in una guerra contro la Russia, che può anche degenerare in confronto nucleare?

(* per la precisione, secondo il servizio studi della Camera, 27.748,5 milioni di euro; con un aumento di 1.792,4 milioni rispetto ai 25.956,1 dello scorso anno. Si veda il dossier elaborato sotto la responsabilità di Alfonso Navarra). 

Legenda: OSM = obiezione alle spese militari; DPN = difesa popolare nonviolenta.


Tanto più se l'esercito  non ha più il compito di difendere la popolazione italiana -come stabilisce la Costituzione- ma presunti interessi nazionali o internazionali, attraverso "missioni" all'estero in una logica di potenza dell'Occidente, come opporsi?

Una idea è l'obiezione alle spese militari, cioè dichiarare in modo pubblico e ufficiale  di volere, per convinzioni maturate a livello profondo di coscienza, "pagare per la pace anziché per la guerra". Versare, prima possibilità, per un fondo alternativo di pace di cui si chiede il rimborso; e tendenzialmente, seconda possibilità, se si vuole fare, al di là della dimostrazione simbolica non da sottovalutare, un gesto forte di disobbedienza fiscale, non versare materialmente allo Stato la quota di tasse che va nella difesa armata. 

Da Comiso in poi. Quaranta anni di difesa popolare nonviolenta


Una quarantenne dal luminoso futuro, si spera. Fu lanciata nel 1982 la Campagna di obiezione alle spese militari (Osm): così i pacifisti e nonviolenti rispondevano all'installazione dei missili a Comiso e tentavano le prime sperimentazioni di Difesa popolare nonviolenta (Dpn). Dai 420 aderenti del primo anno si arrivò a 9.800 nel 1991, pochi mesi dopo la fine della guerra del Golfo, il primo conflitto internazionale a cui l'Italia partecipò dalla fine della seconda Guerra mondiale. Poi la cifra degli obiettori si ridusse a una media standard di un migliaio all'anno.

Attualmente, mai ufficialmente dismessa (anche dopo l'abbandono di MIR e MN), abbiamo dei gruppi che la portano avanti in modo inerziale. C'è bisogno di idee nuove e c'è bisogno di rilanciare la LOC, Lega obiettori di coscienza.

La Campagna Osm ha lavorato per la nuova e favorevole disciplina dell'obiezione al servizio militare, e ha contribuito all'avvio di esperimenti di interposizione pacifica in situazioni di conflitto, dall'Iraq, alla Bosnia alla Jugoslavia, dalla Palestina all'Africa.

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Attenzione, non stiamo parlando, con l'obiezione, di evasione fiscale. La cifra che non paghiamo (eventualmente) allo Stato  - ma di fatto di cui chiediamo il rimborso nella maggioranza dei casi - non ce la teniamo di nascosto in tasca, ma servirà, appunto, a finanziare pubblicamente (lettera al protocollo del Presidente della Repubblica e p.c. al coordinamento della campagna, vedi Guida da scaricare) operazioni di pace e di interposizione nonviolenta. 

Questa cifra è a libera scelta dell'obiettore o può essere calcolata facendo il rapporto tra le spese complessive del bilancio dello Stato e quelle iscritte nel bilancio del Ministero della Difesa. Bisogna anche aggiungere a queste ultime altre spese che figurano nei bilanci di altri Ministeri, o di programmi pluriennali o speciali. 

Un'altra modalità è quella di prendere in considerazione, per cominciare, le spese che possiamo considerare incostituzionali perché riferite a modelli offensivi (e addirittura nuclearizzati): se la nostra Costituzione pacifista ammette solo la difesa di territorio e coesione sociale da aggressioni armate in atto, allora tutto ciò che serve alla cosiddetta "proiezione di potenza", cioè a preparare e fare le guerre, esplicitamente ad alta intensità, fuori dei confini nazionali, va considerato fuori legge e quindi contestato. 

Una campagna di pace

Nei suoi decenni di vita (dal 1982), la pratica dell'obiezione fiscale raggiunse un picco dopo la guerra del Golfo: quasi 10 mila aderenti nel 1991; poi il numero si stabilizzò intorno a un migliaio l'anno. "Per questo -dice Massimo Aliprandini del Coordinamento della campagna Osm-Dpn (Obiezione alle spese militari-Difesa popolare nonviolenta)- dopo quasi 40 anni, desiderosi di riprendere, punteremmo a modalità diversificate, alcune più impegnative, altre meno, per dare a tutti la possibilità di partecipare".

Ecco dubbi comuni sull'obiezione fiscale: "Sarà difficile, io non capisco un bel niente di imposte e il mio commercialista non è sensibile", oppure "il sindacato che mi fa la dichiarazione non si prende questa responsabilità", oppure "sono sempre a credito, già lo Stato mi deve rimborsare", oppure "rischio di pagare multe, ho sentito che si va incontro al pignoramento". Tutto vero, ma ci sono anche, come abbiamo indicato, le "modalità semplificate di obiezione" e poi il coordinamento della Campagna a Milano è sempre pronto a dare consigli. Quanto alle conseguenze -amministrative, perché non si rischia nulla di penale- possono essere evitate scegliendo un tipo più soft di obiezione, quello che come organizzatori oggi consigliamo, o obiettando al di sotto dei 12 euro. Tuttavia, essere pignorati è un atto che può coinvolgere la comunità per la risonanza che crea e aumentare la sensibilità collettiva.

L'"opzione" leggera

Bisogna versare un importo a piacere a una ente che lavora alla Difesa popolare nonviolenta e ai Corpi civili di pace. La dichiarazione, come già si è accennato, va inviata in copia al Presidente della Repubblica e alla campagna Osm, (magari devolvendole qualche euro come forma di sostegno).

L'adesione alla Campagna Osm-Dpn diventa un vero atto di disobbedienza civile -con successiva sanzione amministrativa- quando chi obietta "gira" una parte non versata delle sue tasse al Fondo per la pace della Campagna Osm-Dpn, a favore del Fondo nazionale per il servizio civile o a favore di ong-onlus. 

La dichiarazione di obiezione va inviata all'agenzia delle entrate e, come sempre, alla campagna Osm.

Se il rimborso non viene concesso, si può fare ricorso, rischiando però di dover pagare le spese processuali se vince lo Stato. 

Perfino nel caso di vera obiezione-disobbedienza, si può stare tranquilli se la cifra obiettata è inferiore a 12 euro: lo Stato non avvierà azioni di recupero, perché non conviene. Chi invece vuole arrivare al pignoramento, a scopo di sensibilizzazione e protesta, dovrà obiettare per una cifra un superiore, e poi ignorare le cartelle esattoriali che arriveranno. La campagna Osm accompagnerà i pignorati nel loro percorso di resistenza alla guerra.

Il caso di Vittorio Merlini, il primo OSM pignorato

"Iniziai a obiettare alle spese militari agli inizi degli anni '80, poi scoprii che altri otto avevano fatto lo stesso. Ci mettemmo 'in rete' e da lì nacque la campagna Osm. Nell'84 mi arrivò la cartella esattoriale; non la pagai ed ecco il pignoramento, il primo d'Italia per obiezione fiscale. All'epoca lavoravo part-time in una cooperativa forestale, mi fu pignorato un quinto dello stipendio".

"Allora ci si faceva pignorare libri sulla pace, prodotti equi -ricorda ancora Vittorio-, poi si coinvolgevano gli amici nel riacquisto quando lo Stato li metteva all'asta. Era comunque oneroso, ma era un momento di sensibilizzazione e crescita, la stampa ne parlava, si organizzavano incontri pubblici".

QUI SOTTO SI PUO' SCARICARE LA GUIDA OSM 2023 PER L'OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SEPESE MILITARI

QUI PUOI SCARICARE I VIDEO CHE AIUTANO A PRATICARE OBIEZIONE E OPZIONE FISCALE


Desaparecida. La legge che non c'è


Nel lontano 1996 Giovanni Russo Spena, che all'epoca era senatore, presentò una proposta di legge per rendere legale l'obiezione fiscale alle spese militari. Il testo prevedeva la facoltà, per il contribuente, di esercitare una "opzione" sull'imposta, in proporzione "alle somme che nel bilancio dello Stato vanno alla costruzione, ammodernamento, rinnovamento, trasformazione, manutenzione straordinaria e completamento di mezzi e materiali relativi alle componenti terrestre, navale e aeronautica delle Forze Armate, nonché di ogni altra spesa relativa agli armamenti". Un'ottima idea. Peccato che il Parlamento non l'abbia mai messa all'ordine del giorno.

Lo stesso è accaduto con la proposta di "Un'altra difesa è possibile", una Campagna per la difesa civile non armata e nonviolenta promossa oggi dalla Rete Italiana Pace e Disarmo. Gli antecedenti stanno nel deposito in Corte di Cassazione, nel luglio del 2014, di una legge di iniziativa popolare (LIP): "Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta".

Nel dicembre del 2015 sei parlamentari (Marcon, Zanin, Basilio, Sberna, Civati, Artini) si incaricano di presentare una proposta di legge che ricalca in toto la LIP. Risultato? per farla breve, come si è anticipato, nel corso di due legislature l'arcipelago pacifista coinvolto non riesce a far calendarizzare la discussione parlamentare della legge. 

L'assemblea della RIPD, svoltasi  a Bologna l'11 e il 12 marzo 2023, ora ha deciso di tornare alla carica con una ennesima raccolta di firme. La campagna "Un'altra difesa è possibile" è definita come "la proposta costruttiva principale per i prossimi mesi". 

SEI PER LA PACE SEI PER MILLE

Una novità di quest'anno è l'appello lanciato da un gruppo di personalità pacifiste (Padre Zanotelli, Don Ciotti, Francuccio Gesualdi, Giuseppe Paschetto, Luciano Benini, Alfonso Navarra, etc. per "offrire una risposta concreta ad una situazione di crisi".

Recita l'appello:  "La risposta data dall'Occidente all'aggressione russa all'Ucraina si sta rivelando profondamente sbagliata e pericolosa. L'invio di armi all'Ucraina da parte della NATO, di fatto parte belligerante della guerra ibrida in atto, sta contribuendo solo al prolungamento della scia di morte e distruzione del Paese. Nello stesso tempo la corsa al riarmo degli USA e dei Paesi europei, unitamente allo schieramento di truppe ai confini orientali europei, costituisce un pericolo mortale per la pace del mondo. E mentre le popolazioni europee si trovano in una crisi energetica ed economica senza precedenti, si fa sempre più concreto il rischio del disastro nucleare.

Nonostante i sondaggi dimostrino che i cittadini italiani siano contrari alla risoluzione dei conflitti per mezzo delle armi, il governo prosegue lungo la pericolosa strada imboccata, violando di fatto l'articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.
Altrettanto grave è la prospettiva di aumentare le spese militari al 2% del Pil, perché ogni euro speso in armi è un euro in meno per i bisogni dell'umanità. I nostri veri nemici sono la povertà, la disoccupazione, il degrado scolastico, la malasanità, la crisi climatica, il degrado ambientale, l'evasione fiscale. Le risorse che forniamo allo stato devono servire per risolvere questi problemi non per alimentare i conflitti tra gli Stati e le fabbriche d'armi
". 

Di qui la seguente proposta:

"Per manifestare la nostra contrarietà alle armi, proponiamo di agire come se l'opzione fiscale fosse già realtà, versando il 6 per mille dell'imposta IRPEF per la difesa civile non armata e nonviolenta".

Sotto in fondo a questa pagina riportiamo la lettera indirizzata ai firmatari dell'appello 



Ai firmatari dell'appello SEI PER LA PACE SEI PER MILLE

Ai firmatari dell'appello "Sei per la pace sei per mille"

Carissimi e carissime,

Dopo mesi in cui abbiamo cercato una via per rendere operativo il nostro appello a partire dal lancio dello scorso 2 novembre, dopo esserci confrontati in modo continuativo come gruppo promotore, aver organizzato due incontri con il costituzionalista Francesco Pallante e due incontri rivolti a tutti i firmatari,

siamo ora giunti alla conclusione che in assenza di una normativa che consenta l'opzione fiscale del 6 per mille non siamo in grado di attuare l'iniziativa com'era nelle nostre intenzioni.

Il momento grave ci impone tuttavia di non desistere per cui vi proponiamo di manifestare il vostro dissenso alla politica bellica in atto in due possibili modi:

a) con l'obiezione fiscale alle spese miitari per chi è a debto con lo Stato e simbolicamente con il versamento di una piccola somma per chi non è a debito (ved. Guida all' OSM allegata).

b) Con una lettera al Presidente della Repubblica in cui si chiedano :

1) L'istituzione del Dipartimento della difesa civile, non armata e nonviolenta.

2) il riconoscimento legislativo della facoltà dell'opzione fiscale del 6 per mille per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

3) la destinazione delle somme derivanti dagli aumenti annuali previsti per portare le spese per la difesa al 2% del Pil in parti uguali alla difesa civile, non armata e nonviolenta e al servizio sanitario nazionale essendo il diritto costituzionalmente riconosciuto alla salute palesemente violato dal progressivo smantellamento e sotto finanziamento di tale ambito di intervento dello Stato.


La lettera


Al Presidente della Repubblica

La situazione internazionale con il perdurare della guerra in Ucraina, la corsa al riarmo generalizzata, il rischio di catastrofe nucleare, è sempre più grave.

In particolare, per quanto riguarda il nostro Paese, la complicità istituzionale nella escalation bellica e nella militarizzazione è ampiamente oltre i confini del rispetto dell'articolo11 della Costituzione.

Per questo sollecito il rispetto della opinione maggioritaria del popolo italiano sull'interruzione delle forniture militari all'Ucraina e l'impegno di tutte le forze a livello nazionale ed europeo per un urgente cessate il fuoco e l'avvio di un negoziato di pace.

Chiedo inoltre:

1) L'istituzione del Dipartimento della difesa civile, non armata e nonviolenta.

2) il riconoscimento legislativo della facoltà dell'opzione fiscale del 6 per mille per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

3) la destinazione delle somme derivanti dagli aumenti annuali previsti per portare le spese per la difesa al 2% del Pil in parti uguali alla difesa civile, non armata e nonviolenta e al servizio sanitario nazionale essendo il diritto costituzionalmente riconosciuto alla salute palesemente violato dal progressivo smantellamento e sotto finanziamento di tale ambito di intervento dello Stato.

Firma:

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