Primo: non distruggere!

08.04.2023


QUI le info sulla iniziativa alternativa alla Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina

Roma 26 aprile 2023 (anche anniversario della catastrofe di Chernobyl)

PRIMO: NON DISTRUGGERE! 

L'ONU RIPUDIA LA GUERRA. 

NOI SOCIETA' CIVILE PROMUOVIAMO UN TRATTATO DI PACE DAL BASSO

Subito il cessate il fuoco

Subito stop all'invio di armi

Subito il dialogo tra i belligeranti mediato dall'organizzazione internazionale legittima 

Presidio preparatorio alla "Staffetta per l'Umanità" proposta da Servizio Pubblico per il 7 maggio


Noi "Disarmisti Esigenti" rivolgiamo un  appello affinché la manifestazione di protesta e di proposta che indiciamo per il 26 aprile 2023 (anche anniversario della catastrofe di Chernobyl) veda la partecipazione di numerosi attiviste/i.

L'augurio è che essi sappiano denunciare in modo efficace come questa  Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina, organizzata dal governo italiano, costituisca una grave offesa a quanti, civili e militari, del popolo ucraino e del popolo russo, perdono la vita, gli affetti più cari;  ed evidenziare lo sfregio che da essa viene riservato a chi viene violentato nella sua coscienza di obiettore alla guerra.

Primo: non distruggere!

Subito il cessate il fuoco!

Subito stop all'invio di armi!

Subito un tavolo negoziale che solo porterà ad un accordo su quei fazzoletti di terra che rischiano di essere la causa della distruzione dell'intero pianeta.

Dalle ore 10:00 alle ore 13:00 invitiamo le forze ecopacifiste a manifestare e a dialogare davanti la Farnesina portando ciascuna il proprio approccio e i propri contenuti specifici: l'unione che funziona è quella plurale che converge nella concretezza dell'opposizione!

Dalle ore 11:00 alle ore 12:00 teniamo una conferenza stampa, noi digiunatori alla sesta tappa della coerenza ecopacifista inaugurata al corteo del 5 novembre, per proporre la nostra strada per raggiungere la pace.

Evitiamo l'escalation che può persino sfociare in catastrofe atomica!

Partiamo dalla priorità dei diritti umani che deve prevalere sulle diatribe di confine!

Pensiamo a un trattato simbolico stipulato dalla società civile, dal basso, ad Assisi, che richiami all'ONU il suo ripudio della guerra: la necessità di cooperare per custodire il corpo, comune alla specie, della Terra inquinata e sofferente. 

Il presidio è preparatorio alla "staffetta per l'Umanità" da Aosta a Lampedusa  proposta per il 7 maggio da Michele Santoro e Servizio pubblico "ai cittadini contrari all'invio di armi all'Ucraina".

L'appello si trova al link : https://michelesantoro.it/2023/04/appello-ai-cittadini-alla-societa-civile-e-ai-leader-politici/

E per aderirvi bisogna scrivere a : staffetta.pace@gmail.com - indicando Nome e Cognome, numero di telefono e località di residenza 

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PRIMO: NON DISTRUGGERE! 

La conferenza internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina è stata convocata dal governo italiano il 26 aprile 2023. Non riteniamo casuale che sia la stessa data in cui, nel 1986, si verificò l'incidente alla centrale nucleare, allora sovietica, di Chernobyl. Un disastro che provocò la contaminazione radioattiva dell'intero continente europeo. La guerra sul territorio ucraino accesa dalla invasione russa rischia oggi di provocare una Chernobyl 2. Il cessate il fuoco per aprire negoziati di pace può evitare il pericolo nei suoi aspetti più eclatanti. Dalle ore 16:00 alle ore 18:00 i Disarmisti esigenti indicono un appuntamento online per ricordare, riflettere, proporre una linea alternativa alle soluzioni militari ed energetiche con scopi bellici. L'Europa che vogliamo non è quella della tassonomia pro gas e pro nucleare, ma quella DENUCLEARIZZATA della conversione ecologica con il modello rinnovabile al 100%: una società strutturalmente pacifica.  

CLICCA QUI PER GLI APPROFONDIMENTI SULLA PARTITA ANTINUCLEARE DA GIOCARE E VINCERE

Entra nella riunione in Zoom

https://us06web.zoom.us/j/85348526416?pwd=eEdqaXpVbG5aalhHNHJnbW8xSW8vQT09

ID riunione: 853 4852 6416

Passcode: 886459

Trova il tuo numero locale: https://us06web.zoom.us/u/kdlNlrY



Appello di Michele Santoro, Servizio Pubblico e personalità pacifiste contro l'invio delle armi all'Ucraina

ai cittadini, alla società civile e ai leader politici per una "staffetta dell'Umanità" da Aosta a Lampedusa

Camminare insieme, unire l'Italia contro la guerra, riaccendere la speranza

18/04/2023  

Dopo più di un anno di guerra in Ucraina e centinaia di migliaia di morti, mettere fine al massacro, cessare il fuoco e dare inizio a una trattativa restano parole proibite. Si prepara, invece, una resa dei conti dagli esiti imprevedibili con l'uso di proiettili a uranio impoverito e il rischio di utilizzo di armi nucleari tattiche.
I governi continuano a ignorare il desiderio di pace dei popoli e proseguono nella folle corsa a armi di distruzione sempre più potenti.
Mentre milioni di persone sono costrette dalle inondazioni, dalla siccità e dalla fame, a lasciare le loro terre, centinaia di miliardi di euro vengono spesi per aumentare la devastazione dell'ambiente e spargere veleni nell'aria. L'intera Ucraina è rasa al suolo, un macigno si abbatte sull'Europa politica, aumentando le disuguaglianze, peggiorando le condizioni di vita dei lavoratori, flagellando le famiglie con l'aumento dei beni alimentari, della benzina, dell'energia e delle rate dei mutui.
Putin è il responsabile dell'invasione ma la Nato, con in testa il Presidente degli Stati Uniti Biden, non sta operando soltanto per aiutare gli aggrediti a difendersi, contribuisce all'escalation e trasforma un conflitto locale in una guerra mondiale strisciante.
Dalla stragrande maggioranza dei mezzi d'informazione viene ripetuta la menzogna dell'Occidente che si batte per estendere la democrazia al resto del mondo. Dimenticando l'Iraq, l'Afghanistan, la Libia e il Kossovo.
Si vuole imporre l'idea che non esista altro modo di porre fine alla guerra se non la vittoria militare di uno dei due contendenti e che l'Italia non possa far altro che continuare a inviare armi, limitandosi a invocare una soluzione diplomatica dai contorni indefiniti.
Noi pensiamo che l'Italia debba manifestare in ogni modo la sua solidarietà al popolo ucraino abbandonando, però, qualunque partecipazione alle operazioni belliche. Vogliamo tornare ad essere il più grande Paese pacifista del mondo, motore di una azione per la Pace e non ruota di scorta in una guerra.
Sappiamo che sono in moltissimi a condividere la nostra rabbia nel vedere sottratta alle nuove generazioni l'idea stessa di futuro, mentre si diffonde la sfiducia in una politica privilegio di pochi e il governo si mostra sempre più subalterno agli Stati Uniti e incapace di difendere gli interessi degli italiani e dell'Europa.
Ma siccome chi non è rappresentato e non costituisce una forza viene spinto a credere di non poter più incidere nella vita della Nazione, seguendo l'esempio del Movimento in Francia, vi chiediamo di reagire alla sfiducia, di usare il cammino come strumento di Pace, di costruire insieme una staffetta dell'umanità che parta da Aosta, Bolzano e Trieste fino a Lampedusa.
Questo appello è rivolto a chi sente il bisogno di fare qualcosa contro l'orrore della violenza delle armi e ha voglia di gridare basta.
Sembra impossibile che i senza partito, i disorganizzati, riescano in un'impresa così difficile. Ma se ciascuno di voi offrirà il suo contributo e se i leader e le organizzazioni che si sono pronunciati contro l'invio di armi daranno una mano, tutti insieme potremo farcela.

Hanno firmato l'appello:
Rosamaria Aquino
Alessandro Barbero
Roberto Baratta
Pietro Bartolo
Mara Battilana
Fausto Bertinotti
Ginevra Bompiani
Lorenzo Borrè
Emiliano Brancaccio
Massimo Cacciari
Giampaolo Cadalanu
Mario Capanna
Toni Capuozzo
Matteo Casula
Ascanio Celestini
Luigi De Magistris
Sandro De Toni
Donatella Di Cesare
Gianni Dragoni
Yana Ehm
Anna Falcone
Andrea Fiore
Francesco Forzati
Sara Gandini
Elio Germano
Luca Gianotti
Santo Gioffrè
Tano Grasso
Igor Grigis
Nicolai Lilin
Fiorella Mannoia
Claudio Marotta
Giuseppe Mastruzzo
Clara E. Mattei
Ugo Mattei
Rosa Menga
Tomaso Montanari
Alfonso Navarra
Josè Nivoi
Daniele Novara
Piergiorgio Odifreddi
Daniele Ognibene
Maddalena Oliva
Leoluca Orlando
Moni Ovadia
Emanuela Pala
Alessandro Picciau
Luciano Pignataro
Nico Piro
Geminello Preterossi
Tiziano Rea
Davide Riondino
Cristian Romaniello
Carlo Rovelli
Guido Ruotolo
Michele Santoro
Riccardo Scamarcio
Vauro Senesi
Massimiliano Smeriglio
Tommaso Sodano
Santino Spinelli
Francesco Sylos Labini
Mimmo Lucano
Giovanni Vianello
Giuseppe Vitale
Padre Alex Zanotelli

Per aderire scrivere alla mail
staffetta.pace@gmail.com
Scrivendoci Nome e Cognome, numero di telefono e località di residenza.

Il percorso della staffetta è stato realizzato dall'Associazione Compagnia dei Camminatori.

COPYRIGHT © MICHELE SANTORO 2023. CREATED BY MEKS. POWERED BY WORDPRESS.


PRIMA IL DIRITTO ALLA VITA DELLE PERSONE, DOPO IL DIRITTO DEGLI STATI A DIFENDERE I CONFINI (E/O A QUESTIONARE SU DI ESSI)

Due note a margine sul "diritto alla vita delle persone", diritto umano fondamentale, che deve precedere come priorità il "diritto all'integrità territoriale di uno Stato".

Questo approccio, che si fonda su una interpretazione plausibile del diritto internazionale vigente, diverso da quello su cui si fondano i piani di pace sinora sul tappeto, rende legittimo e logico pretendere un cessate il fuoco immediato nel conflitto in Ucraina, prima ancora che sul campo vi sia il ritiro di eserciti su confini oggetto di disputa armata tra Stati.

Il fatto che ci sia la condizione di non ammazzare e non essere ammazzati viene prima, anzi è la base per costruire la "pace giusta" oggetto dei negoziati.

Il contrario di quanto ora affermano gli impegnati nel conflitto in Est Europa: ragionamento sbagliato, a partire da quanto possa essere giusta l'affermazione, poniamo, che la Crimea è parte integrante dello Stato ucraino; oppure costituente organica e fondante del "mondo russo"...

Anche futuri accordi sulla sicurezza comune degli Stati non devono prescindere dall'accordo immediato sulla sicurezza delle persone di potere uscire per strada senza paura di vedersi cadere bombe sulla testa...

Qui di seguito si propongono, per cominciare, argomentazioni per analogia. Sono tratte da: 

Laura Rusconi

Dottoressa in Giurisprudenza

Case Study: Il primato dei diritti umani sulla sovranità dello Stato nel caso di Carola Rackete

Marzo 8, 2021 in Diritto ed Economia

L'obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso obbligo degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare. La ricostruzione dei fatti e la qualificazione delle responsabilità dei diversi attori coinvolti nelle attività di ricerca e salvataggio (SAR) nelle acque internazionali del Mediterraneo Centrale deve tenere conto dei rilevanti profili di diritto dell'Unione europea e di diritto internazionale che, in base all'art. 117 della Costituzione italiana, assumono rilievo nell'ordinamento giuridico interno. Le scelte politiche insite nell'imposizione di Codici di condotta, o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale o dalle autorità di coordinamento dei soccorsi, non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati che devono garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro (place of safety).

Le Raccomandazioni dell'Unione europea, pur riconoscendo la sovranità degli Stati, hanno tracciato alcuni importanti limiti:

«Sebbene gli Stati abbiano il diritto di controllare i propri confini (…), ciò non può avvenire a scapito dei diritti umani delle persone, sia in mare che a terra. Una protezione efficace di questi diritti richiede la piena attuazione degli obblighi degli Stati membri, derivanti dal diritto marittimo internazionale, dalle convenzioni sui diritti umani e sui diritti dei rifugiati (…)»

5. Conclusioni

La decisione del Tribunale, successivamente confermata anche dalla Corte di Cassazione a seguito del ricorso25, ha stabilito che la tutela dei diritti fondamentali delle persone, così come imposti dalle norme sovranazionali, è più importante della protezione dei confini nazionali e, quindi, quando sono a rischio vite umane, la disobbedienza ai divieti ministeriali d'ingresso non è solo una condotta lecita, ma un dovere. La riflessione che ne deriva è un invito a considerare quanto, ancora oggi ed illegittimamente, il concetto di sovranità nazionale possa essere utilizzato nella politica anti-migratoria come giustificazione per privare altri esseri umani dei loro diritti fondamentali.

I diritti umani e i diritti dei popoli sono oggi riconosciuti dal diritto internazionale. La Carta delle Nazioni Unite stabilisce all'art. 1 che il rispetto dei diritti umani e dell'autodeterminazione dei popoli costituisce uno dei fini principali delle Nazioni Unite. La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del l948 specifica una prima lista di diritti umani e ne raccomanda il rispetto. I due Patti internazionali del 1966, rispettivamente sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali, contengono norme giuridiche vincolanti sul piano mondiale.

Le fonti del diritto internazionale dei diritti umani, sono quelle sopra citate, più altre che le hanno aggiornate ed ampliate, e vanno a costituire una branca del diritto completamente nuova.  

Mancano da codificare i "diritti dell'Umanità" e i "diritti della Natura", intesa come ecosistema globale, "corpo" di cui la specie umana è "membro", "organo" (vedi concetto di "terrestrità"), che possono essere indicati da alcuni accordi internazionali, ad esempio l'accordo di Parigi sul clima globale.

Le norme giuridiche internazionali riconoscono che ogni essere umano ha diritti innati, quindi inviolabili, inalienabili e imprescrittibili, che preesistono dunque alla legge scritta. L'individuo – la "persona" - è soggetto originario di sovranità e viene prima dello stato e del sistema degli stati.

In virtù dei diritti che ineriscono egualmente a ciascuno dei suoi membri, anche la famiglia umana universale è soggetto collettivo originario che viene prima del sistema degli stati e del singolo stato. Alcuni diritti innati (all'esistenza, all'identità, all'autodeterminazione) sono riconosciuti anche alle comunità umane che hanno il carattere di popolo.

Individui e popoli sono dunque soggetti originari anche nel sistema legale internazionale e gli stati sono da considerarsi come entità complesse "derivate" anche nel sistema del diritto e della politica internazionale. I principali principi di questo nuovo diritto internazionale sono: il principio di vita; il principio di eguaglianza degli individui e dei popoli; il principio di pace; il principio di solidarietà; il principio di giustizia sociale; il principio di democrazia.

Un principio fondamentale per l'implementazione dei diritti umani è quello di interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti umani: civili, politici, economici, sociali, culturali; individuali e collettivi; dell'essere umano e dei popoli, dell'ecosistema globale in quanto "corpo" cui appartiene la specie umana.

Le norme giuridiche internazionali sui diritti umani rafforzano il principio della soluzione pacifica delle dispute e quello del divieto dell'uso della forza stabilito dai paragrafi 3 e 4 dell'art. 2 della Carta delle Nazioni Unite.

Le norme internazionali sui diritti umani pongono il principio di autorità sopranazionale, come necessario per allestire e far funzionare efficacemente una appropriata struttura internazionale di garanzia.

Possiamo dire, e questo appare chiaro dal loro preambolo, che le Nazioni Unite "ripudiano la guerra", "flagello" da cui i popoli costituenti devono essere liberati, e che quindi le controversie internazionali, a partire dalle dispute sui confini, non possono essere affrontate e risolte ricorrendo al mezzo della guerra.

Quanto sopra affermato si ribadisce che viene proposto come "bussola" per orientare la diplomazia popolare di base quando avanza le sue ipotesi di soluzione a conflitti in corso, con relativi percorsi per far partire e procedere i negoziati. Abbiamo, come enunciato nell'appello per la mobilitazione del 26 aprile, l'idea di un trattato di pace dal basso da stipulare in una conferenza della società civile ad Assisi...

L'Italia ospiterà la conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina 

Il comunicato del Ministro degli Esteri Antonio Tajani (10 marzo 2023)

Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, ha annunciato oggi durante una videoconferenza dei Ministri degli Esteri del G7 che l'Italia ospiterà una conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina.

Un annuncio che è in linea con il forte sostegno politico, militare, finanziario e umanitario assicurato dall'Italia a Kiev sin dall'inizio del conflitto, cui si sono aggiunte anche l'accoglienza dei rifugiati ucraini in fuga dalla guerra e il contributo materiale per il recupero delle infrastrutture energetiche .
L'obiettivo della conferenza di aprile, che si svolgerà a Roma, è presentare alle Autorità di Kiev un quadro chiaro e articolato dell'offerta del Sistema Italia, anche alla luce dell'interesse manifestato dal nostro settore privato a partecipare alla ricostruzione dell'Ucraina.

L'Italia intende essere protagonista dello sforzo di ricostruzione del Paese, mettendo a disposizione l'esperienza e il saper fare delle sue imprese ed esplorando collaborazioni di mutuo interesse, in particolare in settori quali infrastrutture e trasporti, agribusiness, energia e digitale. 

Segue approfondimento pubblicato in data 27 marzo 2023

Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con l'Agenzia ICE, organizza il 26 aprile a Roma una Conferenza bilaterale di alto profilo istituzionale e imprenditoriale, dedicata alla discussione di interventi e progetti attraverso i quali l'Italia può offrire contributi concreti alla resilienza e alla ricostruzione dell'Ucraina.

La Conferenza si svolgerà alla presenza dei massimi livelli dei Governi italiano ed ucraino, della Commissione europea e delle principali Istituzioni Finanziarie Internazionali (IFI) impegnate nel Paese, che presenteranno i rispettivi piani di intervento nelle due fasi di fast recovery e di ricostruzione a medio e lungo termine, nonché le opportunità di partecipazione del sistema imprenditoriale italiano. I lavori della Conferenza saranno aperti dai Ministri degli Esteri dei due Paesi e conclusi dal Presidente del Consiglio italiano e dal Primo Ministro ucraino e si articoleranno in:

  • una sessione istituzionale;
  • una seconda parte dedicata alle Istituzioni Finanziarie Internazionali;
  • Tavoli di discussione e approfondimento settoriale dedicati a: Infrastrutture e trasporti; Energia e ambiente; Agroindustria; Salute; Digitale e servizi. Specifici focus saranno dedicati a Spazio e Avionica e Industria metallurgica.

Modalità di partecipazione delle imprese

Le imprese italiane interessate a partecipare alla Conferenza sono invitate a compilare e trasmettere il formulario raggiungibile sul sito web del MAE. In considerazione del profilo dell'evento e degli interlocutori, è richiesta la presenza all'evento dei vertici aziendali o di Gruppo. La partecipazione all'evento è gratuita e sarà possibile esclusivamente in forma fisica. L'eventuale diffusione in streaming, attualmente in fase di valutazione, sarà in ogni caso limitata alla sola sessione plenaria istituzionale; è esclusa la possibilità di partecipare ai tavoli settoriali e/o svolgere incontri da remoto.

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BOZZA DI AGENDA

La Conferenza si svolgerà il 26 aprile 2023 a Roma, presso il Palazzo della Farnesina (Piazzale dalla Farnesina 1, Roma).

I lavori della Conferenza saranno aperti dai Ministri degli Esteri e conclusi dal Presidente del Consiglio italiano e dal Primo Ministro ucraino. A seguire una prima ipotesi di programma,che si articolerà in una sessione istituzionale, una seconda parte dedicata alle Istituzioni Finanziarie Internazionali e quindi in Tavoli di discussione e approfondimento settoriale.

BOZZA D'AGENDA

09:00 | ACCOGLIENZA OSPITI
09:30 | INTERVENTI DI APERTURA RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI
- Governo Italiano
- Governo Ucraino
- Commissione Europea

10:30 | IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI
Interventi da parte di rappresentanti di Istituzioni Finanziarie Internazionali
e Banche Multilaterali di Sviluppo

11:30 | TAVOLI DI APPROFONDIMENTO PARALLELI DEDICATI A:
- Infrastrutture e trasporti
- Energia e ambiente
- Agroindustria
- Salute
- Digitale e servizi

FOCUS SPECIFICI SU:
- Spazio e Avionica
- Industria metallurgica

13:00 | CONCLUSIONI
- Breve sintesi dei lavori dei tavoli settoriali e interventi rappresentanti
di Organizzazioni di settore
- Intervento Rappresentante di Confindustria
- Interventi Rappresentanti Istituzionali di Governo Italiano ed Ucraino

15:00 | SESSIONE DI INCONTRI B2G E B2B

È prevista la partecipazione all'evento di rappresentanti di imprese e gruppi industriali ucraini, in presenza o in collegamento da remoto, anche in vista dell'organizzazione di incontri B2B e B2G, che resta tuttavia da confermare in base agli sviluppi della situazione sul territorio.

Per eventuali ulteriori informazioni è possibile scrivere, preferibilmente in maniera contestuale, ai seguenti indirizzi:

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

DGSP Ufficio IV – Task Force Ricostruzione e Resilienza Ucraina

Email: dgsp-04@esteri.it; ricostruzione.ucraina@esteri.it

ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese

Ufficio Partenariato industriale e rapporti con gli OO. II.

Email itaukr2023@ice.it


Rassegna stampa

Ricostruzione dell'Ucraina a guerra in corso. Italia indietro.

Il fabbisogno per la ricostruzione - dati in miliardi di dollari.  Trasporti 92, Edilizia residenziale 69, Energia e industria estrattiva 47, Protezione sociale e mezzi di sussistenza, 42, Gestione dei pericoli esplosivi 38, Agricoltura 30, Commercio e industria 23, Sanità 16, Educazione 11, Irrigazione e risorse idriche 9, Cultura e turismo 7, Approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari 7, Finanza e servizi bancari 7, Servizi municipali 6, Telecomunicazioni 5. Un altro appuntamento multilaterale, dopo Lugano, a Londra in giugno.

CARMINE FOTINA SOLE 24 ORE 02 aprile 2023

Ricostruzione a guerra in corso. Per spiegare quest'ossimoro occorre tutta la perizia diplomatica di chi già da mesi ha iniziato a lavorare, prima in silenzio, ora con forme sempre più visibili, all'architrave del processo di ricostruzione in Ucraina mentre segnali concreti di una conclusione positiva del conflitto per Kiev, che sia per la sconfitta della Russia, o per il successo di un negoziato, sono ancora inesistenti.

Germania e Francia anche questa volta si sono mosse per prime, con le loro conferenze bilaterali rispettivamente a ottobre e a dicembre. Macron, in particolare, ha mobilitato 700 imprese e promesso un pacchetto robusto di garanzie statali. Nel frattempo il G7 ha lanciato la Piattaforma di coordinamento dei donatori e dopo la prima Ukraine Recovery Conference, che si è svolta lo scorso luglio a Lugano, un altro appuntamento multilaterale si terrà a Londra, a giugno.

L'Italia proverà a inserirsi in uno schema ancora molto frastagliato con la sua Conferenza bilaterale, in programma il 26 aprile alla Farnesina. Arriviamo dopo Parigi e Berlino, ma anche rispetto ad aziende di Paesi più vicini all'Ucraina, come Polonia e Danimarca, dobbiamo probabilmente recuperare uno svantaggio di partenza. In generale, e vale ovviamente per tutti e non solo per l'Italia, la prospettiva di lanciarsi su progetti di ricostruzione mentre la casa ancora brucia comporta oggettivi margini di rischio, quando ad esempio ancora non si è capito che ruolo avrà la Piattaforma dei donatori, se cioè dovrà solo coordinare gli aiuti o anche gestirne la ripartizione in appalti (sul modello della ricostruzione in Iraq), con quali regole le gare saranno bandite, quale utilizzo si potrà fare dei fondi russi congelati. Senza contare il complicato puzzle delle sfere di influenza, che dovrebbero coincidere con quelle di donazione, e che a Lugano ha visto assegnare all'Italia come prima ipotesi il Donetsk dove si combatte ancora

Le due fasi

Le diplomazie europee stanno immaginando un impegno su più tempi. Il primo è quello del fast recovery, cioè, nelle zone uscite dall'occupazione russa, il ripristino delle infrastrutture critiche civili ed energetiche distrutte dall'offensiva, per il quale la Banca mondiale calcola un fabbisogno di 14 miliardi di dollari a fronte dei 411 totali per la ricostruzione (il governo ucraino a Lugano ha stimato 750 miliardi). Il secondo, più a lungo termine e con orizzonte almeno decennale, riguarda l'ammodernamento delle grandi infrastrutture, ma anche del sistema regolamentare e di mercato dell'economia, per promuovere parallelamente il processo di adesione dell'Ucraina alla Ue. Intervento da avviare nella parte occidentale non toccata dall'offensiva e nelle aree che progressivamente vengono riguadagnate ai russi.

La Conferenza del 26 aprile

A poco meno di un mese, il programma della Bilaterale italiana è ancora da definire nei dettagli, così come le iscrizioni delle imprese sono ancora aperte. E questo impone un'accelerazione perché l'evento non deluda le aspettative. Per il governo italiano ci saranno i ministri Antonio Tajani (Affari esteri), Adolfo Urso (Imprese e made in Italy) e Giancarlo Giorgetti (Economia) e in chiusura è previsto l'intervento della premier Giorgia Meloni. Per l'Ucraina non ci sarà il presidente Volodymyr Zelensky ma al momento il programma prevede il primo ministro, Denys Shmyhal, il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, e i ministri economici più impegnati sul dossier ricostruzione. La Commissione europea dovrebbe essere rappresentata da un commissario. È previsto l'intervento del presidente di Confindustria Carlo Bonomi e saranno coinvolte le istituzioni finanziarie internazionali (Banca mondiale, Fmi, Bers, Bei) oltre al polo italiano di supporto all'internazionalizzazione: Ice, Cdp, Sace, Simest.

I settori

Confindustria, dopo due viaggi del presidente Bonomi a Kiev, il secondo in concomitanza con la missione del ministro Urso, ha aperto un suo ufficio all'interno dell'ambasciata italiana. L'attività di scouting delle imprese che possono essere coinvolte nella ricostruzione prosegue, anche con la prospettiva di lavorare a dei consorzi insieme alle confindustrie di Germania, Francia e Polonia. Le infrastrutture ovviamente, ma anche l'arredo e la lavorazione del legno, l'agrifood, l'aerospaziale sono i settori con i maggiori sviluppi potenziali. Comparti che si ritrovano anche nei tavoli tematici con i quali sarà organizzata la Conferenza del 26: infrastrutture e trasporti, energia e ambiente, agroindustria, salute, digitale e servizi cui si aggiungono focus specifici su spazio/avionica e industria metallurgica.

Pmi e comunità locali

Un gruppo di una trentina di imprese ha già sondato le richieste che arrivano direttamente dalle comunità locali, laddove ci siano le condizioni per appaltare. Si tratta di aziende, per lo più piccole e medie, che la camera di commercio italiana per l'Ucraina ha riunito per la manifestazione RebuildUkraine che si è svolta a Varsavia lo scorso febbraio. «Le comunità locali hanno esposto le loro esigenze immediate e i progetti in campo - dice Vanessa Russano, segretario generale della Camera di commercio - e con 12 di loro abbiamo siglato dei protocolli di intesa. Dove ci sono finanziamenti disponibili a livello locale possono essere firmati dei preaccordi o dei contratti. Irpin ad esempio, liberata e con l'85% della popolazione rientrata, è già partita su abitazioni, scuole, infrastrutture, rete idrica».

Rassegna stampa  

Il grande business della ricostruzione dell'Ucraina mette in moto tutti gli Stati

600 miliardi di dollari secondo la Banca Mondiale

YOUSSEF HASSAN HOLGADO - IL DOMANI 04 febbraio 2023 (estratto)

  • Forse è prematuro parlare di ricostruzione mentre si discute ancora sull'invio di nuove armi verso Kiev, ma nonostante il processo di pace è in stallo e fermo oramai da tempo, il governo di Volodymyr Zelensky pensa già al futuro.
  • La concorrenza è spietata, paesi come Francia, Germania, Danimarca e Polonia vogliono la loro fetta di mercato. Oltre l'Unione europea ci sono in pole position gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Corea del Sud e la Turchia.

(...) Nonostante un reale processo di pace non sia all'orizzonte, il governo di Volodymyr Zelensky pensa già al futuro: all'occidente ha continuato a chiedere sostegno militare ma ha anche aperto subito ai contributi per la ricostruzione, innescando una gara parallela ai negoziati sugli aiuti militari fatta di donazioni ma anche di affari. 

La concorrenza è spietata, paesi come Francia, Germania, Danimarca e Polonia vogliono la loro fetta di mercato. Oltre l'Unione europea ci sono in pole position gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Corea del Sud e la Turchia. C'è spazio per tutti, ma chi arriva primo parte avvantaggiato. Bisogna ricostruire ponti, infrastrutture energetiche, scuole e ospedali. Al momento il valore del mercato è di circa 500-600 miliardi di dollari secondo le stime della Banca mondiale. Una cifra destinata tristemente ad aumentare con il proseguio del conflitto. Paesi come la Francia, la Germania si sono mossi in anticipo e hanno già organizzato le loro conferenze internazionali sul tema. Alcune imprese francesi hanno incassato i primi accordi per ricostruire linee ferroviarie ed edifici istituzionali e residenziali. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha firmato un memorandum per la ricostruzione già nel vertice di Leopoli di agosto. (...)

Il governo di Giorgia Meloni, insediatosi a ottobre, sconta qualche ritardo rispetto ad altri paesi.

Palazzo Chigi ha creato un gruppo di lavoro per l'emergenza elettrica ucraina che è un primo canale di contributo alla ricostruzione, con il gestore della rete elettrica Terna che sta raccogliendo le attrezzature da inviare nel paese. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha visitato l'Ucraina a metà gennaio insieme al presidente di Confindustria Carlo Bonomi e al consigliere diplomatico di Giorgia Meloni Francesco Talò. Nella loro missione istituzionale hanno inaugurato all'interno dell'ambasciata italiana a Kiev un desk di Confindustria per facilitare la cooperazione tra le aziende italiane e il governo ucraino in vista della ricostruzione. (...)

La visita di gennaio segue un memorandum siglato il 21 giugno del 2022 da Confindustria con l'esecutivo di Zelensky «volto a attuare progetti congiunti per ricostruire l'economia del paese, ripristinare le infrastrutture distrutte dalla guerra, attrarre investimenti e intensificare la cooperazione economica e industriale tra Italia e Ucraina», spiegano dall'ufficio stampa, ma al momento non ci sono accordi aziendali specifici delle aziende rappresentate dall'organizzazione. (...)

COORDINAMENTO TRA 40 STATI

A Lugano, nei primi giorni di luglio dello scorso anno (2022-ndr), si è tenuta la prima conferenza internazionale che oltre ad aver raccolto le prime donazioni da parte di enti pubblici e privati si è conclusa con un documento firmato da 40 stati che ha l'obiettivo di tracciare sette principi che dovranno guidare il processo di ricostruzione dell'Ucraina.

Alla conferenza in Svizzera ne sono seguite altre, come quella di Berlino ospitata dalla presidenza tedesca del G7 e dalla Commissione europea. L'evento, che si è tenuto lo scorso 25 ottobre, è servito a gettare le basi per una piattaforma di donatori. Come saranno distribuite queste risorse e con che controlli, in un paese ad alto tasso di corruzione come l'Ucraina non si sa ancora.

Attualmente le istituzioni europee stanno anche studiando diverse proposte per capire se si possono utilizzare i beni e i soldi dei conti bancari degli oligarchi russi congelati con le sanzioni europee, per impiegarli nella ricostruzione. Interpellati sulla questione dalla Commissione europea dicono che ci sono diverse idee sul tavolo. (...)


Ucraina, danni collaterali all'ambiente 

Dagli impatti ambientali al rischio nucleare, passando per emissioni climalteranti e infrastruttura idrica, la guerra in ucraina ha avuto impatti fortissimi. La cooperazione internazionale dovrà trovare soluzioni green per la ricostruzione

EMANUELE BOMPAN  - IL PIANETA - marzo 2023 (estratto)

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Chernihiv, Ucraina © Oleksandr Ratushniak / UNDP Ukraine

Ucraina, danni collaterali all'ambiente

Dagli impatti ambientali al rischio nucleare, passando per emissioni climalteranti e infrastruttura idrica, la guerra in ucraina ha avuto impatti fortissimi. La cooperazione internazionale dovrà trovare soluzioni green per la ricostruzione

di Emanuele Bompan Marzo 2023 Pianeta

"I pesanti bombardamenti e il movimento di truppe e carri armati hanno inquinato l'aria, l'acqua e la terra, oltre a uccidere migliaia di persone e decimare l'economia del Paese". Così esordiva al negoziato per il Clima Cop27, Svitlana Grynchuk, assistente del ministro dell'Ambiente dell'Ucraina, presente con una delegazione di diplomatici e tecnici di Kiev al summit Onu di Sharm el-Sheik dello scorso dicembre. Difficile avere una misura reale dei danni che ha causato e continua a causare la guerra perdurante in termini di clima, di risorse naturali, di suolo, biodiversità. Secondo stime del governo ucraino un quinto delle aree protette del Paese è stato rovinato dalla guerra e i danni ambientali, ad un anno dall'inizio delle ostilità ammonterebbero complessivamente a 51,4 miliardi di dollari. Incalcolabili i danni alla rete idrica, con dighe, canali, depuratori bombardati e distrutti, eliminando la fornitura idrica per milioni di civili, ma danneggiando anche ambiente e territori. Inconoscibili le conseguenze sulla biodiversità, così come sono difficilmente calcolabili le emissioni legate all'uso di fonti fossili per i mezzi militari (controbilanciate in parte dal triste stop all'economia ucraina e all'embargo russo). (...)

Danni ambientali

I danni più grandi sono quelli sui territori ucraini, in particolare quelli contesi, su tutti il Donbass. Durante il conflitto si sono verificati innumerevoli incidenti con dispersione di sostanze tossiche: carburanti, acidi, lubrificanti, sostanze tossiche di vario tipo rilasciati da bombardamenti, esplosioni, droni bomba, incendi del numero complessivo e delle location non si hanno informazioni esatte. "Nel 2015, abbiamo avuto un incendio in un impianto petrolifero che è stato uno dei più grandi disastri ambientali nella storia ucraina", ha dichiarato al giornale online Grist, Yevheniia Zasiadko, capo del dipartimento climatico di Ecoaction, un'organizzazione no profit ucraina. "Da quando i russi hanno invaso, ci sono state più di 40 strutture di questo tipo distrutte in tutta l'Ucraina". 

Danni ambientali 

I danni più grandi sono quelli sui territori ucraini, in particolare quelli contesi, su tutti il Donbass. Durante il conflitto si sono verificati innumerevoli incidenti con dispersione di sostanze tossiche: carburanti, acidi, lubrificanti, sostanze tossiche di vario tipo rilasciati da bombardamenti, esplosioni, droni bomba, incendi del numero complessivo e delle location non si hanno informazioni esatte. "Nel 2015, abbiamo avuto un incendio in un impianto petrolifero che è stato uno dei più grandi disastri ambientali nella storia ucraina", ha dichiarato al giornale online Grist, Yevheniia Zasiadko, capo del dipartimento climatico di Ecoaction, un'organizzazione no profit ucraina. "Da quando i russi hanno invaso, ci sono state più di 40 strutture di questo tipo distrutte in tutta l'Ucraina".

L'intera gamma e la gravità delle conseguenze richiederanno una verifica e una valutazione dettagliata. Si è già mossa a proposito l'Unep, il programma ambientale delle Nazioni Unite, che sta supportando il governo ucraino nel monitoraggio dell'impatto ambientale da remoto e si sta preparando a intraprendere valutazioni dell'impatto sul campo, un compito colossale vista la portata e la diffusione geografica degli incidenti segnalati. L'organizzazione ha condotto una prima visita esplorativa in Ucraina nel 2022, a sostegno del coordinatore residente delle Nazioni Unite e su richiesta delle autorità ucraine e sta mobilitando maggiore sostegno per aiutare a valutare l'ampia gamma di impatti ambientali.

"La mappatura e lo screening iniziale dei rischi ambientali servono solo a confermare che la guerra è letteralmente tossica", ha affermato in un comunicato la direttrice esecutiva dell'Unep Inger Andersen. "La priorità è che questa distruzione insensata finisca ora. L'ambiente riguarda le persone: si tratta di mezzi di sussistenza, salute pubblica, aria e acqua pulite e sistemi alimentari di base. Si tratta di un futuro sicuro per gli ucraini e i loro vicini, e non si devono fare ulteriori danni".

Il pericolo nucleare 

(...) Continua anche a persistere il rischio nucleare legato alla centrale di Zaporizhzhia, dove la probabilità di un incidente atomico rimane alta. "Non so per quanto tempo saremo fortunati ad evitare un incidente nucleare", ha dichiarato alla stampa a fine gennaio Rafael Grossi, direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). È una "situazione bizzarra [quella della centrale atomica]: una struttura ucraina nel territorio controllato dalla Russia, gestita da russi, ma operato da ucraini". Sfortunatamente, non dobbiamo preoccuparci solo di Zaporizhzhia. Sebbene non sia stata prestata loro molta attenzione, ci sono, infatti, altre 14 centrali nucleari nel teatro del conflitto e la Russia ha sequestrato anche l'impianto in rovina di Chernobyl, dove ci sono ancora notevoli scorie radioattive calde che devono essere mantenute fresche. La possibilità di un incidente rimane concreta.

Ricostruzione e ambiente

La guerra provoca emissioni, così come le sue conseguenze. L'Ucraina stima che la ricostruzione delle sue città, città e industrie distrutte causerà l'emissione di quasi 50 milioni di tonnellate di anidride carbonica, in un processo che dovrà essere indirizzato in maniere intelligente, favorendo processi moderni a basso costo e basse emissioni come le costruzioni prefabbricate off-site e il ripristino dei mezzi di trasporto pubblici. Per questo la cooperazione internazionale è chiamata fin da ora ad immagine un piano Marshall green di ricostruzione del Paese.

Sebbene un accordo di pace al momento sembra ancora lontano, si sono tenute già numerose conferenze per valutare la ricostruzione del paese. Si parla di circa mille miliardi di euro per la ricostruzione, tra infrastrutture, bonifiche e gestione degli ordigni inesplosi. A consigliare il governo di Volodymyr Zelenskyy sarà la banca di investimenti americana Jp Morgan Chase, che si è detta pienamente a disposizione, stando alle parole dell'amministratore delegato Jamie Dimon. Serviranno però aziende e know-how locali, specie per infrastrutture energetiche, idriche e di trasporto, che però andranno formati per adottare soluzioni cost-effective e a ridotto impatto ambientale, due condizioni che dovrebbero essere assunte come principio per qualsiasi investimento e fondo per la ricostruzione green – dato che molti saranno stranieri viste le casse all'osso del governo di Kiev. Le Nazioni Unite dovranno avere un grande ruolo insieme alla Banca Mondiale e al Fondo d'Investimento. "Milioni di ucraini sfollati hanno bisogno di un ambiente sano e sicuro in cui tornare a casa se ci si aspetta che possano riprendersi la vita. Non appena finire i combattimenti finiscono, e devono presto, deve essere sostenuta una colossale operazione di ripristino", ​​ha affermato Osnat Lubrani, coordinatore delle Nazioni Unite in Ucraina. Un compito monumentale, ma mai imponente e apparentemente impossibile quanto ripristinare la pace nella regione.

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