
Stop Rearm Europe
I Disarmisti esigenti sulle manifestazioni a Roma del 21 giugno
Comunicazione del coordinatore anche in vista dell'incontro online del 27 giugno su questione nucleare dopo l'attacco di Israele all'Iran e attualità del "partito della pace" in Italia
Distinguere la campagna europea, che sosterremo criticamente, da quella italiana, che rispettiamo ma cui non partecipiamo (però con libertà di azione dei gruppi e dei singoli)
Si ricorda il link all'iniziativa del 27 giugno 2025
UNA GUERRA "PER" IL NUCLEARE, NON ANCORA NUCLEARE: MA OCCHIO!
(E NON È VERO CHE TEMERE LE POTENZIALITA' MILITARI DEL NUCLEARE "CIVILE" È CEDERE AL RICATTO DEI GUERRAFONDAI…)
La follia criminale della denuclearizzazione perseguita a suon di bombe può portare persino ad una guerra "atomica". Ma l'iniziativa di Israele paradossalmente disvela l'intrinseca ipocrisia e falsità del Trattato di Non Proliferazione nucleare: quella dell'atomo è una tecnologia della potenza ragion per cui parlare di nucleare "civile" e soprattutto di "diritto al nucleare civile" è sostanzialmente un imbroglio. Bisogna proibire le armi nucleari ed intanto subito adottare il NO FIRST USE con misure che creino ostacoli effettivi all'evenienza di una guerra per errore. Il Medio Oriente libero dalle armi di sterminio di massa è un'indicazione da raccogliere di diversi percorsi diplomatici internazionali. Quest'ultima sarebbe la strada da seguire.
Incontro online dei Disarmisti esigenti, venerdì 27 giugno 2025, ore 17:00 – 20:00
Link per partecipare: https://us06web.zoom.us/j/88436423243?pwd=xQj2ANitRlkZTSRn9vDgbqxV4fMQQV.1
Attenzione alle comunicazioni precedentemente inviate via mail! L'incontro online dei Disarmisti esigenti lo spostiamo dopo il summit dell'Alleanza atlantica, quindi venerdì 27 giugno con inizio alle ore 17:00, e fine alle ore 20:00. Questo per evitare la contemporaneità con l'iniziativa delle Donne Gobali contro la NATO all'Aja. L'evento, che si tiene appunto il 22 giugno alla ore 17:00, si intitola "In tutto il mondo le donne dicono no alla NATO".
Per la registrazione ONLINE clicca qui https://us06web.zoom.us/webinar/register/WN_dyN1iEBFR72na7MHZz-rCg
Per le registrazioni DI PERSONA clicca qui - biglietti - registrati https://www.eventbrite.co.uk/e/1381638049599?aff=oddtdtcreator
Intendiamo, con questa scelta del rinvio dal 22 al 27 giugno, consentirci una riflessione su come costruire un'Europa dell'welfare, non del warfare, in adesione critica alla campagna europea STOP REARM EUROPE. Adesione europea che non comporta necessariamente la partecipazione a forse discutibili iniziative italiane: i soliti cortei più o meno oceanici privi di contenuti e di modalità vertenziali nei riguardi delle istituzioni.
Anche se la gravità del momento esigerebbe che i pacifisti si facessero vedere e sentire: dovrebbero proporsi come punto di riferimento per l'opinione pubblica sgomenta e disorientata...
Alfonso Navarra - coordinatore cell. 340-0736871
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Quando, venerdì 27 giugno, faremo la nostra discussione online, di Disarmisti esigenti & partners, i cortei italiani del 21 giugno, e lo sciopero generale del 20 giugno si saranno già svolti.
Noi potremo, col senno del poi, riflettere dall'alto dei risultati conseguiti dalle mobilitazioni italiane "contro le guerre". Probabilmente siamo troppo "cattivi" se proviamo una anticipazione pessimistica del nostro bilancio: nessuno che varrà la pena di registrare?
Forse siamo arrivati a un punto in cui la protesta è diventata un'abitudine, un riflesso condizionato che non richiede più alcuna riflessione o strategia. Forse abbiamo perso di vista l'importanza di riflettere e discutere, di cercare soluzioni concrete e di lavorare insieme per raggiungerle.
In questo senso, le manifestazioni sono diventate un sintomo di una malattia più grande, una malattia che colpisce la nostra democrazia e la nostra capacità di agire collettivamente per il bene comune. Una malattia che abbiamo visto manifestarsi anche con il quorum bassissimo dei referendum di giugno. E se non riusciamo a trovare un modo per superare questa malattia, rischiamo di rimanere intrappolati in un ciclo di protesta senza fine, con influssi emotivi decrescenti, senza mai raggiungere nulla di concreto.
La scadenza del 21 giugno è importante perché va ad anticipare il summit NATO fissato all'Aja dal 24 al 26 giugno: in quell'occasione gli Stati membri dovranno decidere il target del 5% del PIL per la spesa militare, mica noccioline!
Ed ecco che le posizioni per le piazze si dividono. Esiste, in esse, un pacifismo mainstream, concentrato sul no al riarmo europeo, ed un pacifismo antimperialista e anti-Nato, più minoritario, oggi fissato con la "Palestina libera dal Giordano al Mare".
Entrambe le manifestazioni condividono l'obiettivo di fermare il piano di riarmo europeo e opporsi alla crescente militarizzazione dell'Unione Europea. Tuttavia, differiscono per approccio e focalizzazione politica. La manifestazione "Stop Rearm Europe", versione italiana, adotta un approccio che vorrebbe essere più inclusivo e unitario, mentre la manifestazione promossa dalla Rete dei Comunisti adotta una posizione nettamente critica nei confronti della NATO e dell'Unione Europea, enfatizzando la necessità di una svolta radicale nelle politiche internazionali.
Assimilabile alla componente più "radicale" e "rossa", lo sciopero generale del 20 giugno 2025 è stato indetto dalle principali sigle del sindacalismo di base italiano: USB, SI Cobas, CUB, e SGB. La mobilitazione coinvolge sia il settore pubblico che quello privato, con adesioni anche da parte di collettivi studenteschi, movimenti pacifisti e organizzazioni sociali.
La critica che i "duri" fanno ai "soft" per il 21 giugno è sostanzialmente la rimozione della questione della NATO. Il motivo, a loro detta, sarebbe lampante: si tratterebbe di una piazza solo formalmente dell'area culturale "pacifista", più dell'area del centrosinistra che mira a fare assumere a tutto l'agognato "campo largo", e in particolare al PD, una posizione più "pulita" sui temi pacifisti e contraria al riarmo, visto che il partito si è diviso tra chi è a favore e chi contro al piano europeo proposto dalla Von der Leyen.
Il vero interesse dei mainstream, secondo i critici, sarebbe allora di politica politicante e non sociale. Si guarderebbe alle elezioni politiche del 2027 per costruire una coalizione larga del centro-sinistra e per recuperare consensi nell'opinione pacifista e nei movimenti che ne sono espressione.
I "duri" hanno stavolta un giudizio chiaro sullo scopo politico-partitico del corteo: se lo scopo è essenzialmente elettoralistico, ne deriva che bisogna per forza, da parte dei "morbidi", mantenere il livello di politicizzazione più basso, tenere l'appello generico, limitarsi a contrastare, a parole, il piano europeo, mentre si lascia spazio alla possibilità di una "difesa comune europea" che sarebbe l'alternativa. Osservano questi "duri", espressi ad esempio da un comunicato di Disarmiamoli: "Come se la difesa comune non implicasse una maggiore integrazione tra le élites europee e le loro industrie belliche, come se la "difesa comune" non implicasse individuare dei "nemici comuni".
E noi, Disarmisti esigenti, di fronte a questo dilemma, cosa pensiamo di fare?
La scelta per noi, componente purtroppo ultraminoritaria dell'antimilitarismo nonviolento, francamente, in Italia, potrebbe apparire anche quella tra la zuppa e il pan bagnato, cioè tra una piattaforma troppo moderata e generica; ed una piattaforma troppo estremista e politicamente inpraticabile.
Ma un ragionamento di opportunità tattica forse stavolta andrebbe fatto. Stavolta dobbiamo prendere in considerazione tre elementi che giocano a favore dell'adesione critica a STOP REARM EUROPE, almeno come campagna europea; e a non contrastare le iniziative italiane che la articolano:
1) Il momento è veramente grave, la tendenza alla guerra va oltre i livelli di controllo di attori geopolitici tutti in crisi; ed i pacifisti in qualche modo devono battere un colpo, farsi sentire, proporsi come punto di riferimento per l'opinione pubblica sgomenta e disorientata
2) La campagna è, appunto, di dimensione europea ed è promossa anche da organizzazioni cui siamo vicini e con le quali abbiamo collaborato in passato (e speriamo di collaborare ancora in futuro)
3) Nemmeno è trascurabile il fatto che, in Italia, la piattaforma pur moderata stavolta divide il PD. Anche se la domanda da farsi e a cui rispondere è: lo divide sul serio strategicamente?
LA CAMPAGNA EUROPEA
"Stop Rearm Europe" è una chiamata all'azione europea dal 21 al 29 giugno.
L'appello di può leggere al seguente link:
https://retepacedisarmo.org/spese-militari/2025/le-spese-militari-alimentano-la-guerra-mobilitiamoci-ridurle/
- L'appello è molto breve e, tutto sommato, incisivo e condivisibile quale base minima unitaria. Noi abbiamo aderito e riteniamo sia utile contribuire alla campagna in questa dimensione europea.
Una iniziativa, inserita in questo ambito di numerose e diffuse mobilitazioni, che segnaliamo, è quella organizzata dalla WILPF internazionale all'Aja il 22 giugno 2025: Global Women United for Peace Against NATO (vedi info sopra)
LA DIVISIONE NEL PD
Il corteo divide il PD, a nostro giudizio, più sul piano della narrazione e della leadership che su quello effettivo della strategia politica. È una crepa che può allargarsi se non gestita, ma al momento è ancora sotto controllo. Il PD resta saldamente ancorato ai pilastri dell'atlantismo e dell'europeismo mainstream delle élites burocratiche. Continuerà a votare, in accordo con la sua storia, sia per l'aumento delle spese militari che per le avventure belliche dell'Occidente.
LA NOSTRA PROPOSTA DI DISARMISTI ESIGENTI
- Ma se, ipotesi fantastica, dovessimo indire e condurre noi un corteo in Italia di migliaia di persone con che contenuti proveremmo a caratterizzarlo?
- Una risposta potremmo darla. Avremmo sostanzialmente da aggiornare il nostro appello "per un partito della pace", lanciato nell'estate 2023, proponendo una manifestazione che sia orientata sotto i palazzi del Potere, predisposta a trasformarsi in una "acampada" permanente.
- Questa iniziativa andrebbe vista più come inizio che come conclusione, come l'avvio di un percorso dentro una prospettiva più ampia di rappresentanza e di rivoluzione nonviolenta.
L'appello originario del 2023 lo si legge al seguente link: https://www.petizioni24.com/listapaceterraeuropee
1) Denuclearizzare sia in campo militare, sia in campo civile
2) Convertire le spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e per la conversione ecologica: dire no alla guerra e sì alla pace significa considerare anche la guerra sociale ai beni comuni e l'utilizzo delle armi finanziarie come il debito.
3) Predisporre un modello di difesa che, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, attui il transarmo progressivo verso la resistenza nonviolenta quale capacità di opporsi all'ingiustizia con mezzi costruttivi, basati sulla forza dell'unione popolare.
Alcune campagne dei movimenti di base vanno sostenute da una sponda istituzionale più salda, sicura, convinta:
1- La proibizione delle armi nucleari che va messa in rapporto con il No First Use.
2- L'opposizione al ritorno del nucleare civile.
3- Object War per il diritto internazionale al non partecipare direttamente ai combattimenti armati.
4- L'obiezione di coscienza nelle sue varie forme e modalità: oltre a quella al servizio militare, le obiezioni alle spese militari, alle banche armate, alle produzioni e ai traffici bellici.
5- Il contrasto alla militarizzazione della scuola, dell'università, della ricerca scientific
Rispetto all'estate del 2023, il quadro geopolitico è peggiorato e iniziative come PACE TERRA DIGNITA', anche se formalmente non sciolte, sembrano essersi esaurite. La crisi del diritto internazionale e l'affermazione del diritto della forza sono evidenti nei conflitti in Ucraina, Palestina e Iran. Le classi dirigenti sembrano orientate verso un'economia di guerra, con una corsa agli armamenti che erode le risorse destinate al benessere sociale e ambientale.
Ma proseguiamo e concludiamo il ragionamento fin qui svolto.
- Anche fisicamente, prefigurando il target dell'"acampada" permanente, evidenzieremmo la responsabilità delle istituzioni (governo, parlamento) nelle scelte che portano alla guerra e al riarmo. Chiederemmo il confronto su politiche, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, che portino concretamente l'Italia a dissociarsi dai coinvolgimenti bellici (anche solo con il ruolo di retrovia) e mettano al centro la sicurezza umana nella "terrestrità" piuttosto che la sicurezza tribale basata sulla deterrenza militare.
- Avremmo in mente la costruzione di una pace positiva come "pane quotidiano": non si tratterebbe solo di dire "no" alla guerra, ma di proporre attivamente la conversione ecologica per la costruzione di una società strutturalmente pacifica.
In questo contesto, continuare a ragionare sulla presentazione di una lista indipendente per la pace alle elezioni politiche del 2027 può diventare cruciale. Non si tratterebbe più di un "sogno della pace" utopico, ma di un lavoro mirato per invertire la tendenza globale distruttiva. L'insuccesso di "PACE TERRA DIGNITÀ" evidenzia la difficoltà di tradurre l'indignazione in una forza politica duratura. Tuttavia, l'opposizione organizzata alla guerra e alla repressione è oggi più necessaria che mai.