Fermiamo la guerra nucleare sul teatro europeo!
Nell'approccio da parte delle grandi potenze all'impiego delle armi nucleari, la "risposta flessibile" sostituisce la MAD (Mutua distruzione assicurata) per ragioni tecniche ed ovviamente politiche. L'"equilibrio del terrore" si traduce, con la ricerca ossessiva della parità assoluta degli armamenti, necessariamente in squilibrio per categorie e per territori; il dato di fatto, poi, che tali armi possono sfuggire alla vista o essere distrutte in volo, porta alla logica del primo colpo e quindi anche alla visione di un conflitto che può essere gestito come escalation di mosse e contromosse su spazi mano a mano ampliabili. Le armi possono essere usate sui campi di battaglia, come sta minacciando la Russia in Ucraina un giorno sì e l'altro pure; e il conflitto può allargarsi al "teatro europeo", come la NATO programma con il suo "first use" ufficiale.
Anche come preparazione al terzo meeting degli Stati parte del Trattato di proibizione delle armi nucleari (New York, marzo 2025), ne intendiamo parlare all'incontro online organizzato per l'8 dicembre del 2024, dalle ore 18:00 alle ore 20:00.
La discussione, introdotta da varie relazioni, l'abbiamo intitolata: "TORNANO GLI EUROMISSILI: TORNA L'INCUBO DELLA GUERRA NUCLEARE LIMITATA AL TEATRO EUROPEO?"
Sunday December 8, 18:00 – 20:00
https://us06web.zoom.us/j/83966819853?pwd=78mudVUWUw2NaN8EmbyI3WJ3HC6tEp.1
Dal punto di vista politico, la MAD dell'inizio della Guerra fredda, con la sua minaccia di distruzione totale in caso di conflitto nucleare, era considerata dai governanti una situazione pericolosa e poco realistica nella gestione delle crisi. La risposta flessibile, invece, con la gamma più ampia di opzioni militari, consente, in teoria, agli strateghi in capo, politici e militari, una risposta pensata come proporzionale alla minaccia. Si ipotizza così di ridurre il rischio di una escalation incontrollata verso una guerra nucleare su vasta scala. Non può essere, da costoro, prospettata una esclusione assoluta dell'impiego delle armi nucleari senza pregiudicare la credibilità della logica della deterrenza, legata alla percezione dell'avversario che si sia disposti a sparare, se necessario. La risposta flessibile, per essere presa in considerazione, deve essere messa sul tappeto geopolitico e mantenere una certa ambiguità. Da un lato, deve comunicare all'avversario che un attacco potrebbe provocare una risposta nucleare, sufficientemente grave da rendere l'aggressione non vantaggiosa. Dall'altro lato, deve evitare di fornire all'avversario segnali troppo chiari e precisi sulle circostanze in cui verrebbe utilizzata l'arma nucleare, in quanto ciò potrebbe incoraggiarlo a calcolare il rischio e a tentare un attacco limitato.
L'equilibrio tra la necessità di mantenere la credibilità della deterrenza e il rischio di una escalation nucleare incontrollata è un dilemma che - noi vorremmo evitarlo in partenza! - continua a sfidare i decisori politici che hanno a disposizione gli apparati nucleari. Ma dovrebbe essere ovvio che il punto di vista disarmista condanni la deterrenza nucleare quale concetto che alla lunga non può stare in piedi. Vogliamo comunque sottolineare che allontanare lo spettro della guerra nucleare per errore non smonta completamente il giocattolo della flessibilità che gli uomini dediti al potere, che è soprattutto potere di dare la morte (leggi Canetti e Fornari), si sono dati.
Dal punto di vista tecnico, la risposta flessibile è stata indotta anche da fattori tecnologici relativi ai progressi soprattutto su due aspetti: 1) la qualità dei sistemi di allarme precoce, cioè - detto terra terra - il potere vedere bombe e missili partire, il più possibile al momento del lancio, con la massima certezza di "vedere giusto" evitando i falsi allarmi; 2) la facoltà di potere intercettare i missili in volo mediante sistemi antimissile. Questi dati rendono incerta una rappresaglia che confida solo nella disponibilità statica di un arsenale nucleare. La potenza X può vederselo distrutto da una potenza Y che lo attacchi con missili che arrivano non visti sul bersaglio e che sia in grado di intercettare in volo la rappresaglia delle testate sopravvissute al primo colpo distruttivo.
Per quanto riguarda il primo aspetto, l'allarme precoce, vi sono stati nel corso del tempo, importanti sviluppi sul rilevamento, con maggiore precisione e rapidità, del lancio di missili balistici. I principali miglioramenti sono individuabili nell'aumento della sensibilità dei sensori, che rilevano segnali più deboli e distinguono meglio - si spera rispetto alla notte di Petrov (26 settembre 1983) - tra un vero lancio e un falso allarme. I sistemi di analisi dei dati sono più precisi e in grado di elaborare una grande quantità di informazioni in tempi brevissimi, fornendo un quadro più chiaro della situazione. I sistemi di allarme precoce integrano dati provenienti da diverse fonti, come radar, satelliti e sensori acustici, per ottenere una visione più completa della minaccia. Molte delle funzioni di rilevamento e analisi dei dati sono state automatizzate, nell'intenzione di ridurre il rischio di errori umani. Tutto ciò è stato destabilizzante per la MAD.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, quello della difesa antimissile, è opportuno ricordare che esisteva un trattato importante che la regolamentava: il Trattato Anti-Missili Balistici (ABM), firmato nel 1972 dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica. Lo scopo del trattato ABM era limitare la possibilità di difendersi da un attacco nucleare, in modo da scoraggiare l'avversario dal lanciare un primo colpo, sapendo che una risposta altrettanto devastante sarebbe stata inevitabile. Tuttavia, questo trattato è stato abbandonato dagli Stati Uniti nel 2002. La decisione americana di ritirarsi dall'ABM ha aperto la strada allo sviluppo di sistemi di difesa antimissile più sofisticati, ponendo il problema della loro compatibilità con la stabilità strategica e del rischio di nuove corse agli armamenti.
Un punto cruciale riguarda l'integrazione dell'intelligenza artificiale sia nel rilevamento e nella elaborazione dei dati di allarme, sia nell'attivazione dei centri decisionali, sia nella collaborazione con il momento decisionale. L'intelligenza artificiale (AI) sta giocando un ruolo sempre più importante nei sistemi di allarme precoce dagli attacchi nucleari, e la tendenza è a farla influenzare sempre di più anche il processo decisionale.
L'AI viene utilizzata nel rilevamento precoce: analizzare grandi quantità di dati provenienti da radar, satelliti e altre fonti, identificando con maggiore precisione e rapidità i segnali indicativi di un lancio missilistico. Nella verifica dei dati: i sistemi di AI sono in grado di confrontare i dati rilevati con modelli preesistenti, verificando la loro attendibilità e riducendo il rischio di falsi allarmi. Nella previsione delle traiettorie: l'AI può essere utilizzata per prevedere la traiettoria di un missile, fornendo stime più accurate sui potenziali obiettivi. Nel supporto alle decisioni: l'AI offre agli operatori umani una serie di strumenti e informazioni per aiutarli a prendere decisioni più informate e rapide in situazioni di crisi. Nel processo decisionale l'AI può essere utilizzata per automatizzare alcune fasi, come l'invio di avvisi o l'attivazione di contromisure. Più comunemente, l'AI fornisce agli operatori umani una serie di informazioni e raccomandazioni, lasciando a loro la decisione finale. L'AI, infine, permette di elaborare una grande quantità di dati in tempi brevissimi, consentendo di prendere decisioni più rapide.
Vi sono, nei sistemi di allarme precoce, sfide e i rischi associati all'utilizzo dell'IA riassumibili nei fallimenti del sistema, soprattutto in situazioni complesse o impreviste. Nella dipendenza tecnologica: un'eccessiva dipendenza dall'AI potrebbe rendere i sistemi vulnerabili a cyberattacchi o a malfunzionamenti. Nelle questioni etiche implicate: l'utilizzo dell'AI in contesti militari solleva importanti questioni etiche, come la responsabilità delle decisioni prese dai sistemi autonomi. Nel rischio di escalation: l'automatizzazione di alcune fasi del processo decisionale potrebbe ridurre il tempo a disposizione per valutare le conseguenze di una risposta, aumentando il rischio di una escalation incontrollata.
È importante, di fronte a politici di cui sembra saggio, se si considerano le vicende storiche, dubitare della responsabilità, per noi disarmisti sottolineare che le decisione finali devono sempre rimanere in mano agli esseri umani. L'AI, pubblicamente e opportunamente regolata, e non abbandonata nelle cattive mani degli oligopolisti attuali, può fornire un supporto prezioso, ma non deve sostituire il giudizio umano in qualsiasi campo, meno che mai nel campo della guerra nucleare!
L'apparato di difesa e di reazione predisposto per la "risposta flessibile", calibrata rispetto alle intenzioni e alle minacce, dipende dalla tipologia delle armi nucleari suddivisibili per piattaforme (basate a terra, su aerei, su natanti come navi e sommergibili) e per diverse gittate: tattiche da campo di battaglia, intermedie, "strategiche" con i missili balistici intercontinentali. Tali armi crescono in precisione, velocità, miniaturizzazione, controllo digitale e vengono sviluppate in rapporto all'evoluzione delle dottrine di impiego.
Quanto finora esposto può fare da premessa al fatto che le decisioni prese sulla reintroduzione degli euromissili in Europa rafforzano la possibilità che scoppi una guerra nucleare sul "teatro europeo". Da parte russa, un aspetto strategico cruciale è usare, più di Kalinigrad, la Bielorussia come cuscinetto, essendo i Paesi dell'ex Patto di Varsavia diventati alleati della NATO e quindi indisponibili per la vecchia funzione sacrificale. Il concetto della "guerra di teatro" è appunto avere delle regioni messe avanti come sacrificabili lasciando intatto il "santuario" del proprio territorio nazionale.
In questa logica utile al "santuario americano", la dottrina ufficiale della NATO sul first use (primo uso) delle armi nucleari nell'Europa occidentale subalterna, contenuta nelle sue parti essenziali in documenti classificati, è un tema in continua evoluzione, che ha subito significative modifiche nel corso degli anni. Non esiste un singolo documento ufficiale che definisca in modo esaustivo e definitivo la dottrina nucleare della NATO. Piuttosto, la dottrina si articola attraverso una serie di dichiarazioni, strategie e linee guida elaborate nel corso degli anni.
Elementi chiave della dottrina NATO (secondo Gemini):
- Deterrenza: La presenza di armi nucleari in Europa è considerata un elemento fondamentale della deterrenza nei confronti di potenziali aggressori. L'obiettivo è scoraggiare attacchi convenzionali o nucleari contro i membri dell'Alleanza.
- Risposta flessibile: La NATO ha adottato una dottrina di "risposta flessibile", che prevede la possibilità di utilizzare una gamma di strumenti militari, comprese le armi nucleari, in risposta a una vasta gamma di minacce. La scelta dello strumento militare più appropriato dipenderà dalla natura e dalla gravità della minaccia.
- Ambiguità deliberata: La NATO ha spesso mantenuto una certa ambiguità sulla sua politica nucleare, al fine di rendere più difficile per i potenziali avversari prevedere le reazioni dell'Alleanza in caso di conflitto.
- Evoluzione nel tempo: La dottrina nucleare della NATO si è evoluta nel corso degli anni, riflettendo i cambiamenti nel contesto geopolitico e le nuove tecnologie.
Alcuni punti di riferimento storici (secondo Gemini):
- Anni '50: La NATO adotta inizialmente la strategia della "rappresaglia massiccia", che prevedeva l'uso massiccio e non proporzionato delle armi atomiche contro l'URSS, anche in presenza di una guerra combattuta con armi convenzionali.
- Crisi degli euromissili degli anni Ottanta: Al centro della disputa c'era la decisione della NATO di schierare in Europa missili nucleari a medio raggio, i cosiddetti euromissili, Pershing e Cruise Tomahawk, come risposta al potenziamento dell'arsenale missilistico sovietico (SS-20) in Europa dell'Est. (Tutto è funzionale alla prospettiva della guerra nucleare limitata in Europa - ndr).
- Fine Guerra Fredda: Con la fine della Guerra Fredda, la dottrina nucleare della NATO subisce un'ulteriore evoluzione, con un focus maggiore sulla prevenzione della proliferazione nucleare e sulla riduzione delle scorte nucleari.
Può risultare interessante, dopo la presentazione delle notizie e delle analisi sopra esposte, formulare una paradossale "FORMULA DELL'INDIGNAZIONE", soprattutto da parte di certi settori "caldi" delle avanguardie pacifiste: proporzionale direttamente all'esposizione mediatica e alla carica simbolica anti-imperialista (a senso unico, contro gli USA, considerati l'unico vero motore dei conflitti nel mondo). Ed insieme inversamente proporzionale alla portata mortifera e distruttiva.
E' notevole, ad esempio, che non vi siano orrore e rifiuto per le migliaia di bambini che ogni giorno muoiono di fame o per le vittime degli eventi estremi e per le catastrofi prodotte dal riscaldamento globale.
Dal 3 al 7 marzo 2025 si riunisce il 3MSP del TPAN Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari), adottato a New York nel 2017, un Trattato, entrato in vigore nel 2021 dopo la cinquantesima ratifica (adesso siamo a quota 73 ratifiche). L'importanza di questo strumento giuridico sta nel fatto che proclama l'illegalità della deterrenza nucleare, cioé si va oltre la condanna della minaccia dell'uso, lo stesso possesso degli ordigni atomici è considerato da bandire.
Noi consideriamo la preparazione di una guerra atomica molto più di un crimine di guerra: è una presa in ostaggio delle popolazioni minacciate di rappresaglia per "dissuadare" uno Stato ostile da un attacco nucleare. Quindi siamo di fronte a un crimime contro l'umanità, ovvero, di un GENOCIDIO PROGRAMMATO, secondo la fattispecie definita nel 1948 dalla Assemblea generale dell'ONU, accolta nell'art. 6 dello Statuto della Corte penale internazionale firmato a Roma il 17 luglio 1998.
Ora questo strumento del TPNW andrà a confrontarsi direttamente con le potenze nucleari ad agosto a New York rispetto all'ordine giuridico rappresentato dal TNP.
La Dichiarazione di Vienna si conclude con le seguenti parole: "di fronte ai rischi catastrofici posti dalle armi nucleari e nell'interesse della stessa sopravvivenza dell'umanità… Non ci fermeremo finché l'ultimo Stato non avrà aderito al Trattato; l'ultima testata non sarà stata smantellata e distrutta e le armi nucleari non saranno state totalmente eliminate dalla Terra".
E' un fatto positivo che alcuni Paesi della condivisione nucleare NATO, quelli della UE come Germania, Belgio e Olanda, abbiano deciso di prendere parte come Stati "osservatori" alla Conferenza di Vienna, di fatto avallando positività e utilità di questo percorso. Ed è invece deprecabile che il governo italiano abbia disertato l'incontro, in uno spirito di accodamento alla egemonia americana.
A Vienna una ottantina di delegazioni di Stati hanno quindi concordato posizioni importanti e aperto un dialogo con i Paesi della condivisione nucleare NATO, Germania, Belgio e Olanda, presenti come Stati osservatori.
Sono tutti ben coscienti, questi Paesi, che il possesso di armi nucleari non serve affatto ad assicurare la pace ed è piuttosto una seria minaccia verso l'umanità intera e l'intero ecosistema globale.
Una scelta, quella italiana, ancora più vergognosa e grave in questo momento storico segnato dalla guerra in Ucraina, in cui la minaccia nucleare si fa seria per le possibilità di escalation e l'opposizione popolare maggioritaria è attestata da tutti i sondaggi. Peraltro la presenza delle testate Usa ad Aviano (Pordenone) e a Ghedi (Brescia) lungi dal garantirci, difenderci e rassicurarci, ci rende solo più vulnerabili, per l'appunto "ostaggi" della guerra atomica, vittime potenziali del genocidio programmato in corso.
Noi saremo presenti a New York a marzo alla conferenza del TNP, perché, come società civile, intendiamo batterci, affinché il Trattato di proibizione venga riconosciuto come strumento di attuazione dell'articolo VI del TNP: le trattative in buona fede che devono condurre al disarmo completo.
Ed in Italia continueremo ad insistere per la presentazione di un disegno di legge di ratifica del TPNW. Al di là della approvazione immediata, non alla portata purtroppo di questo Parlamento, riteniamo comunque utile che il tema del disarmo nucleare e del suo rapporto con i rischi bellici, ecologici e sociali, debba fare parte del dibattito nella campagna elettorale per le prossime politiche del 2027.
giovedì 7 lug 2022 ⋅ 6PM – 8PM (Ora dell'Euro