Papa Francesco: la pace esige un vero disarmo - incontro online con note sui Paesi della fame

Alfonso Navarra per conto dei Disarmisti esigenti ti sta invitando a una riunione pianificata in Zoom.
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EARTH DAY: PER LA PACE FONDATA SU SOLUZIONI GLOBALI DI UNIFICAZIONE DELL'UMANITA'
QUANDO – martedì 22 aprile 2025 – dalle ore 18:00 alle ore 20:00
Papa Francesco: "Non c'è pace senza vero disarmo". Consonanze tra ecologia integrale e terrestrità. Oggi incontro online
Siamo rattristati per la scomparsa di Papa Francesco, un costruttore di pace, di cui le ultime parole, non a caso, sono state: "Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo".
Bergoglio ha sempre condannato le guerre, ogni guerra "mai giusta e sempre una sconfitta per l'Umanità"; e la corsa agli armamenti.
La pace attraverso il disarmo implica, per il Papa, la messa al bando della produzione e del commercio di tutte le armi, che noi perseguiamo promuovendo l'obiezione di coscienza in tutte le sue forme antimilitariste e nonviolente.
Anche nel suo solco culturale, condividendo l'approccio per l'umanità globale integrata nella Natura, dal punto di vista di una "nonviolenza poietica" radicale, siamo impegnati a colmare la frattura tra "dover essere e essere", confidando nella potenza superiore della spinta universale alla vita.
Il 22 aprile, Giornata della Terra, noi Disarmisti esigenti, ribadiamo con un incontro online la visione ecopacifista della terrestrità, che presenta, con l'ecologia sociale, molte assonanze con l'ecologia integrale esposta nella "Laudato si'".
Siccome "la nonviolenza efficace sono i progressi del diritto internazionale", al pari di Bergoglio, approviamo e sosteniamo il progetto di una Costituzione della Terra, percorso che insieme alle trattative tra potenze nucleari per il "No first use" ed una Helsinki 2 per la sicurezza comune europea, deve impegnare il movimento di Stati e ONG che ha incardinato il Trattato di proibizione delle armi nucleari.
La "globalizzazione dell'indifferenza", denunciata da Francesco, a nostro avviso ha come emblema, oltre alla questione delle migrazioni, due "genocidi" dimenticati: la fame nel mondo e lo sterminio degli altri animali negli allevamenti intensivi.
La critica del sistema del potere verticale e della accumulazione senza limiti esige la fissazione di limiti sociali allo sviluppo delle tecnologie della potenza: non solo il nucleare, ma anche l'AI che può fornire a un ristretto gruppo di potenti, determinati a forzare gli equilibri della evoluzione naturale, il controllo oppressivo sull'insieme del genere umano.
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I Paesi nel mondo in cui la fame attualmente "morde" di più, nell'indifferenza generale. Sotto un elenco.
Mali: Il conflitto in corso sta spingendo un numero crescente di persone verso livelli critici di fame, con migliaia che affrontano condizioni "catastrofiche" nel nord del paese a causa della violenza e delle gravi restrizioni all'accesso umanitario.
Sudan: Il conflitto iniziato nell'aprile 2023 ha causato lo sfollamento di oltre 11,3 milioni di persone e sta peggiorando una situazione alimentare già precaria. Si segnalano rischi di carestia in alcune aree, come il campo di Zamzam nel Nord Darfur.
Sud Sudan: La combinazione di conflitti, inondazioni e una debole economia sta portando a livelli di fame elevatissimi, con stime di varie decine di migliaia di persone in condizioni di carestia.
È importante sottolineare che la situazione è dinamica e può cambiare rapidamente. Organizzazioni come il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e la FAO monitorano costantemente la situazione a livello globale e forniscono aggiornamenti sui paesi più colpiti dalla fame.
La fame è una crisi complessa, spesso causata da una combinazione di fattori come conflitti, alimentati da clan tribali fomentati da IMN e potenze straniere, cambiamenti climatici, povertà estrema, instabilità politica provocata da fazioni corrotte in concorrenza e mancanza di accesso agli aiuti umanitari.
Esiste una forte correlazione storica tra il dominio dei paesi coloniali e le cause profonde della fame in molte regioni del mondo. Il colonialismo ha lasciato un'eredità complessa e duratura che continua a influenzare la sicurezza alimentare in diversi modi:
Distruzione delle economie agricole locali e autosufficienza:
Passaggio a monocolture per l'esportazione: Le potenze coloniali spesso costrinsero le colonie a coltivare specifici prodotti (come zucchero, cotone, caffè, tè) destinati all'esportazione verso la madrepatria. Questo ha comportato la riduzione o l'eliminazione della produzione di colture alimentari destinate al consumo locale, minando l'autosufficienza alimentare delle comunità.
Confisca di terre fertili: Le migliori terre agricole venivano spesso espropriate dalle popolazioni indigene e destinate alle piantagioni coloniali, relegando gli agricoltori locali a terreni meno produttivi e marginali.
Distruzione di sistemi agricoli tradizionali: Le pratiche agricole locali, spesso sostenibili e adatte all'ambiente, venivano ignorate o attivamente soppresse in favore di metodi di coltivazione intensivi orientati all'esportazione.
Creazione di dipendenza economica:
Mercati forzati: Le colonie venivano spesso trasformate in mercati forzati per i prodotti industriali della madrepatria, ostacolando lo sviluppo di industrie locali e creando una dipendenza economica.
Sfruttamento delle risorse: Le risorse naturali delle colonie venivano sfruttate a beneficio della potenza coloniale, spesso senza alcun beneficio significativo per le popolazioni locali.
Sistemi commerciali iniqui: I prezzi delle materie prime esportate dalle colonie erano spesso mantenuti artificialmente bassi, mentre i prezzi dei beni importati dalla madrepatria erano elevati, perpetuando uno squilibrio economico.
Imposizione di politiche che hanno esacerbato le carestie:
Mancanza di investimenti nell'agricoltura locale: Le infrastrutture e gli investimenti erano spesso orientati a facilitare l'esportazione piuttosto che a sostenere l'agricoltura per il consumo interno.
Risposta inadeguata alle carestie:
In molti casi, le amministrazioni coloniali hanno risposto in modo negligente o addirittura dannoso alle carestie, privilegiando l'esportazione di cibo anche in periodi di grave scarsità locale (come è avvenuto in alcune carestie in India e Irlanda).
Neo-colonialismo:
Anche dopo l'indipendenza politica, molte ex colonie hanno continuato a subire forme di neo-colonialismo, attraverso meccanismi economici, politici e culturali che perpetuano la dipendenza e ostacolano lo sviluppo di sistemi alimentari resilienti e autonomi. Questi meccanismi possono includere:
Debito estero:
Condizioni associate ai prestiti internazionali che possono costringere i paesi a adottare politiche economiche orientate all'esportazione a scapito della sicurezza alimentare interna.
Politiche commerciali internazionali:
Accordi commerciali che possono favorire i paesi industrializzati e rendere difficile per i paesi in via di sviluppo proteggere le proprie economie agricole.
Influenza delle multinazionali: Il controllo delle multinazionali sul settore agricolo e alimentare può portare a pratiche che privilegiano il profitto rispetto alle esigenze alimentari locali.
In conclusione, sebbene la fame oggi sia un problema complesso con molteplici cause (tra cui conflitti, cambiamenti climatici e politiche interne inadeguate), è innegabile che il dominio coloniale ha creato le basi strutturali per molta dell'insicurezza alimentare che vediamo oggi. Ha distorto le economie, distrutto i sistemi agricoli locali e creato una dipendenza che continua a rendere vulnerabili molti paesi. Comprendere questa eredità storica è fondamentale per affrontare efficacemente le cause profonde della fame nel mondo.
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LA SITUAZIONE GEOPOLITICA DEL MALI SECONDO GEMINI
La situazione geopolitica del Mali oggi può essere descritta in termini essenziali come profondamente instabile e caratterizzata da una crisi multidimensionale che include:
1. Insicurezza Diffusa e Conflitto Armato:
- Proliferazione di gruppi armati: Il paese è ostaggio di una complessa rete di gruppi jihadisti affiliati ad Al-Qaeda (JNIM) e allo Stato Islamico (IS Sahel), milizie di autodifesa comunitarie e gruppi ribelli, in particolare nel nord. Questi attori perpetrano attacchi contro civili e forze di sicurezza con crescente letalità.
- Espansione del conflitto: La violenza, un tempo concentrata nel nord, si è estesa al centro del paese e sta iniziando a destabilizzare anche le regioni meridionali.
- Tattiche in evoluzione: I gruppi armati utilizzano tattiche sempre più sofisticate, inclusi attacchi con droni, ordigni esplosivi improvvisati (IED) e attacchi coordinati.
- Coinvolgimento di attori esterni: Il gruppo paramilitare russo Wagner, ora operante come Africa Corps, è presente nel paese a sostegno delle forze armate maliane (FAMa), con accuse di gravi violazioni dei diritti umani contro i civili.
2. Instabilità Politica e Transizione Incerta:
- Golpe militari: Il Mali ha subito due colpi di stato militari nel 2020 e nel 2021, portando a una fase di transizione politica ripetutamente rimandata.
- Assenza di istituzioni democratiche funzionanti: La giunta militare al potere ha sciolto le istituzioni democratiche e sospeso le attività dei partiti politici, limitando lo spazio civico e politico.
- Rapporti tesi con la comunità internazionale: Le relazioni con la Francia e altre potenze occidentali si sono deteriorate, portando al ritiro delle forze francesi e della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite (MINUSMA) su richiesta del governo maliano.
- Uscita da organizzazioni regionali: Il Mali, insieme a Burkina Faso e Niger, ha annunciato il ritiro dalla Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS), un ulteriore segnale di allontanamento dalle dinamiche regionali tradizionali.
3. Crisi Umanitaria e Sociale:
- Elevata povertà e insicurezza alimentare: Quasi la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e una parte significativa soffre di malnutrizione e insicurezza alimentare, esacerbate dal conflitto e dagli effetti del cambiamento climatico.
- Violazioni dei diritti umani: Si registrano continue violazioni dei diritti umani da parte di gruppi armati, forze di sicurezza maliane e milizie associate, inclusi esecuzioni sommarie, violenze sessuali e saccheggi.
- Sfollamento interno: Il conflitto ha causato un numero significativo di sfollati interni, che necessitano di assistenza umanitaria.
- Accesso limitato ai servizi di base: La fornitura di servizi essenziali come sanità, istruzione e acqua è gravemente compromessa, soprattutto nelle aree colpite dal conflitto.
4. Influenza Regionale e Internazionale in Evoluzione:
- Ascesa dell'influenza russa: Il vuoto lasciato dal ritiro delle forze occidentali è stato parzialmente colmato dalla crescente influenza della Russia, attraverso il dispiegamento del gruppo Wagner/Africa Corps e la cooperazione militare.
- Realineamenti regionali: La formazione dell'Alleanza degli Stati del Sahel (AES) tra Mali, Burkina Faso e Niger indica un nuovo asse regionale con una postura più assertiva nei confronti delle influenze esterne.
- Interessi economici: La regione del Sahel, incluso il Mali, è ricca di risorse naturali come oro e uranio, che attraggono interessi geopolitici ed economici di diverse potenze globali.
In sintesi, la situazione geopolitica del Mali è caratterizzata da un'insicurezza persistente e in peggioramento, una transizione politica incerta con un forte orientamento militare, una grave crisi umanitaria e un riallineamento delle alleanze regionali e internazionali, con una crescente influenza russa e un allontanamento dalle tradizionali partnership occidentali. La sfida principale rimane la stabilizzazione del paese, la protezione dei civili e la creazione di un percorso verso una governance civile e democratica in un contesto regionale complesso e in evoluzione.
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LA SITUAZIONE GEOPOLITICA DEL SUDAN SECONDO GEMINI
La situazione geopolitica del Sudan oggi può essere descritta come un paese devastato da un conflitto armato interno brutale e prolungato, con conseguenze umanitarie catastrofiche e implicazioni regionali significative. Ecco i punti chiave:
1. Guerra Civile Devastante:
- Scontro tra fazioni militari: Dall'aprile 2023, il Sudan è teatro di una guerra feroce tra le Forze Armate Sudanesi (SAF), guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan, e le Forze di Supporto Rapido (RSF), una potente milizia paramilitare comandata dal generale Mohamed Hamdan Dagalo ("Hemedti").
- Epicentro del conflitto a Khartoum e Darfur: I combattimenti più intensi si sono concentrati nella capitale Khartoum e nella regione occidentale del Darfur, con segnalazioni di violenze diffuse, saccheggi e distruzione di infrastrutture civili.
- Violenza etnica e atrocità: In particolare nel Darfur, il conflitto ha riacceso antiche tensioni etniche, con accuse di massacri, pulizia etnica e crimini di guerra commessi da entrambe le parti, ma con particolare gravità attribuita alle RSF e alle milizie alleate.
2. Catastrofe Umanitaria:
- Massiccio sfollamento: Milioni di sudanesi sono stati costretti ad abbandonare le proprie case, diventando sfollati interni o rifugiati nei paesi limitrofi (principalmente Ciad, Sud Sudan ed Egitto).
- Grave insicurezza alimentare: Il conflitto ha interrotto la produzione agricola e le catene di approvvigionamento, portando a una grave crisi alimentare che minaccia la vita di milioni di persone.
- Collasso del sistema sanitario: Le strutture sanitarie sono state distrutte o rese inaccessibili, e la diffusione di malattie è in aumento. L'accesso agli aiuti umanitari è ostacolato dalla violenza e dalle restrizioni imposte dalle parti in conflitto.
3. Fragilità Politica e Assenza di Soluzione:
- Stallo politico: Il conflitto ha annullato i progressi verso una transizione democratica dopo la deposizione del dittatore Omar al-Bashir nel 2019. Non ci sono segnali di una risoluzione politica imminente.
- Tentativi di mediazione falliti: Numerosi tentativi di cessate il fuoco e mediazione da parte di organizzazioni regionali e internazionali (come l'IGAD, l'Unione Africana e l'Arabia Saudita con gli Stati Uniti) non hanno portato a una tregua duratura.
- Divisioni interne e regionali: Le dinamiche di potere interne al Sudan e le rivalità regionali tra i paesi vicini complicano ulteriormente gli sforzi di pace.
4. Implicazioni Regionali e Internazionali:
- Instabilità regionale: Il conflitto in Sudan destabilizza l'intera regione del Corno d'Africa e del Sahel, con flussi di rifugiati e potenziali ripercussioni sulla sicurezza dei paesi limitrofi.
- Interessi esterni divergenti: Diversi attori regionali e internazionali hanno interessi strategici in Sudan, legati alla sua posizione geografica cruciale (sul Mar Rosso) e alle sue risorse naturali. Questi interessi talvolta contrastanti complicano la ricerca di una soluzione condivisa.
- Preoccupazioni per il terrorismo: Il caos e il vuoto di potere creati dal conflitto potrebbero favorire la riorganizzazione di gruppi terroristici nella regione.
In sintesi, la situazione geopolitica del Sudan è caratterizzata da una guerra civile brutale con conseguenze umanitarie disastrose, un blocco politico senza prospettive immediate di risoluzione, una grave instabilità regionale e la complessità degli interessi esterni. La priorità urgente è porre fine alle ostilità, garantire l'accesso umanitario e avviare un processo politico inclusivo per ricostruire il paese.
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LA SITUAZIONE GEOPOLITICA DEL SUD SUDAN SECONDO GEMINI
La situazione geopolitica del Sud Sudan oggi può essere descritta come fragile e complessa, caratterizzata da una instabilità politica persistente nonostante gli accordi di pace, una violenza endemica a livello locale, una grave crisi umanitaria e una forte dipendenza dagli attori esterni. Ecco i punti chiave:
1. Instabilità Politica e Implementazione Incompleta degli Accordi di Pace:
- Governo di unità nazionale fragile: Sebbene sia in vigore un governo di unità nazionale transitorio (R-TGoNU) formato in seguito all'accordo di pace rivitalizzato del 2018, le tensioni e la mancanza di fiducia tra i principali leader (il presidente Salva Kiir e il primo vicepresidente Riek Machar) rimangono significative.
- Ritardi nell'attuazione: L'implementazione di aspetti cruciali dell'accordo di pace, come la riforma del settore della sicurezza, la stesura di una nuova costituzione e la preparazione per le elezioni, ha subito ritardi significativi, alimentando incertezza e frustrazione.
- Rivalità politiche e lotta per il potere: Le profonde divisioni etniche e le rivalità politiche tra le élite continuano a minare la stabilità e a ostacolare la costruzione di uno stato unitario e coeso.
2. Violenza Sub-Nazionale e Conflitti Locali:
- Conflitti intercomunitari: Al di fuori dei grandi scontri tra le forze principali, il Sud Sudan è afflitto da frequenti e spesso brutali conflitti intercomunitari per risorse scarse (terra, acqua, bestiame), alimentati da divisioni etniche, vendette e dalla proliferazione di armi leggere.
- Coinvolgimento di attori armati non statali: Diverse milizie e gruppi armati non statali operano in varie parti del paese, contribuendo all'insicurezza e alla violenza.
- Impatto sui civili: Questi conflitti locali causano un numero elevato di vittime civili, sfollamenti di massa e ostacolano l'accesso umanitario.
3. Grave Crisi Umanitaria:
- Elevata insicurezza alimentare: Il Sud Sudan è uno dei paesi con la più alta insicurezza alimentare al mondo, aggravata dal conflitto, dagli effetti del cambiamento climatico (inondazioni e siccità) e dalla scarsa governance.
- Massiccio sfollamento: Milioni di sud sudanesi sono sfollati interni o rifugiati nei paesi vicini a causa della violenza e della mancanza di opportunità.
- Accesso limitato ai servizi di base: La maggior parte della popolazione non ha accesso adeguato a sanità, istruzione, acqua potabile e servizi igienico-sanitari.
- Dipendenza dagli aiuti umanitari: Il paese dipende fortemente dagli aiuti umanitari internazionali per soddisfare i bisogni di base della sua popolazione.
4. Forte Dipendenza dagli Attori Esterni:
- Ruolo delle organizzazioni internazionali: Le Nazioni Unite (UNMISS), l'Unione Africana (UA) e altre organizzazioni regionali e internazionali svolgono un ruolo significativo nel mantenimento della pace, nel monitoraggio degli accordi e nella fornitura di assistenza umanitaria.
- Influenza dei paesi vicini: I paesi confinanti, come Uganda, Kenya e Sudan, hanno un interesse diretto nella stabilità del Sud Sudan e sono coinvolti in iniziative di mediazione e pacificazione.
- Interessi delle potenze globali: Potenze globali come gli Stati Uniti, la Cina e i paesi europei seguono da vicino la situazione, con interessi legati alla stabilità regionale, alle risorse naturali (petrolio) e alle implicazioni umanitarie.
In sintesi, la situazione geopolitica del Sud Sudan è caratterizzata da una pace fragile e incompleta a livello nazionale, una persistente violenza locale con gravi conseguenze umanitarie e una forte dipendenza dal sostegno e dall'influenza degli attori esterni. La sfida principale rimane la costruzione di una pace duratura attraverso la piena attuazione degli accordi, la risoluzione dei conflitti locali, la promozione della governance inclusiva e lo sviluppo di un'economia resiliente per ridurre la dipendenza dagli aiuti esterni.