Eurodeputati uniti, in nome dei popoli pacifici, con gli obiettori alle guerre. Per non finire tutte/i vittime dell'olocausto "atomico"!
DOCUMENTO 1 - LETTERA AGLI EURODEPUTATI PER UNA EUROPA CHE SI OPPONGA ALLE GUERRE E LAVORI ALLA PACE DISARMATA
da parte di Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti. Per contatti: cell.+39 340-0736871
e del Gruppo organizzativo
Daniele Barbi – Ennio Cabiddu – Cosimo Forleo – Luigi Mosca
con il sostegno di prime/i firmatarie e firmatari dell'appello per una lista dei pacifici alle elezioni europee (circa 1.400 aderenti)
OGGETTO: Prospettiva della costituzione formale al Parlamento europeo di un gruppo parlamentare per l'opposizione ("obiezione") alle guerre
Non in subordine, ma come obiettivo alla portata immediata: proposta di una aggregazione intergruppi parlamentari per l'opposizione alle guerre
· Testo sintetico vetrina mail
· Testo documento esteso allegato mail
Testo sintetico vetrina mail lingua inglese
Dear elected representatives of the European Parliament, there is a great responsibility in your hands, faced with the Europe of sleepwalkers which, it seems clear to us, is falling into the abyss of the Third World War, behind the slogan of "just peace " which passes through military victory. With a growing and concrete risk of atomic exchanges, threatened in an even banal way by both armed contenders.
Don't vote for top jobs in which, with this programmatic orientation, war becomes constituent!
We'll meet you in person in front of the European Parliament headquarters, from 16 to 19 July, in Strasbourg, where we'll hold a sit down and keep an eye on what's happening inside the Palace.
In any case we are available for any type of interview and personal contact. At any time.
Testo sintetico vetrina mail per eurodeputati italiani
Care elette ed eletti in Italia che avete puntato, nella campagna elettorale per queste europee 2024, alla centralità delle tematiche pacifiste per l'opposizione alle guerre: incontriamoci e parliamo su come proseguire insieme il cammino!
Vi diamo appuntamento, per chi lo può, di persona il 9 luglio, alle ore 11:00, presso la LIBRERIA D'AMICO, di via Silvio D'Amico 1, a Roma, in un incontro pubblico aperto alla stampa.
In ogni caso siamo disponibili ad ogni tipo di colloquio e contatto personale. In qualsiasi momento. E vi aspettiamo davanti al Palazzo del Parlamento europeo di Strasburgo, al presidio che abbiamo indetto nei giorni dal 16 al 19 luglio.
Care elette ed eletti, vi ricordiamo ancora che nelle vostre mani c'è una grande responsabilità, di fronte all'Europa dei sonnambuli che, a noi pare evidente, sta precipitando nel baratro della Terza Guerra Mondiale, con rischio crescente e concreto di scambi atomici, minacciati in modo persino banale dai contendenti armati un giorno sì e l'altro pure.
Non votate top jobs in cui, con questo orientamento programmatico, la guerra diventa costituente!
Potete, se con spirito determinato lo volete davvero, rappresentare un punto di riferimento per le idee, i sentimenti e la volontà dell'ampio e variegato arcipelago attivista no war, che si oppone a questa follia. Potete esprimere coloro che, in questo ambito, obiettano al dominio dei complessi militari-industriali-nucleari al servizio delle élites della economia finanziarizzata, oggi orientata verso l'economia di guerra. Potete interpretare la consapevolezza che occorre lavorare non per le dispute di confine ma per la pace con la Natura: spingere verso la conversione ecologica dell'economia, la condizione non eludibile per perseguire programmi di giustizia sociale e ambientale, cioè una società intrinsecamente pacifica.
Una crisi democratica profonda dei sistemi liberali e il crescente distacco delle classi popolari dalla politica è testimoniata dall'astensione altissima che abbiamo avuto in queste ultime elezioni. Si tratta, a ben vedere, della principale urgenza democratica, almeno per i movimenti di base alternativi che non rinunciano a costruire un progetto di società fondata sulla conversione ecologica e la valorizzazione di beni comuni, pubblici e welfare: proprio i soggetti più penalizzati dalle politiche neoliberiste e belliciste tendono infatti alla passivizzazione, alla spoliticizzazione e alla non partecipazione.
Ma noi, care elette ed eletti, ci indirizziamo a voi con lo spirito di chi ritiene che scelte intelligenti possano riuscire a cavare qualcosa di buono anche da questa, secondo la nostra modesta opinione, deludente tornata elettorale del giugno 2024. E' nostra convinzione che l'unione che, prima delle elezioni, in vista delle elezioni, avrebbe forse potuto portare ad una lista unitaria della pace capace di puntare al massimo dei consensi nell'elettorato italiano, forse possiamo ancora realizzarla adesso, dopo le elezioni.
Si può lavorare, in prospettiva, per mettere insieme un Gruppo parlamentare di opposizione alle guerre. Un gruppo parlamentare di "obiezione alle guerre". Usiamo il termine "obiezione" proprio per attivare la dimensione della coscienza: una persuasione intima e profonda a livello personale fondata sul valore assoluto del rispetto della vita umana e della vita degli ecosistemi in generale.
Se non andiamo errati, perché al Parlamento europeo un gruppo parlamentare possa essere riconosciuto occorrono almeno 23 deputati eletti in almeno un quarto degli stati, che possono afferire a diversi partiti politici.
Quindi voi, elette ed eletti in Italia contro la guerra, per quanto abbiamo capito, voi sedici potete essere il motore propulsivo di questo raggruppamento che potrebbe veramente dare uno scossone a un quadro politico stagnante, attardato su false contrapposizioni; e produrre frutti importanti, magari non da subito, ma speriamo in periodi non biblici.
In ogni caso, in considerazione delle dinamiche della politica, che hanno i loro inevitabili tempi di maturazione, una tappa intermedia, sicuramente più immediatamente praticabile e alla portata della dialettica corrente tra i parlamentari, potrebbe essere una aggregazione intergruppi informale di opposizione alle guerre.
Tale gruppo, di transizione nella nostra speranza, sarebbe caratterizzato dalla comprensione che un ruolo mediatorio e di promozione del dialogo dell'Europa, oggi assolutamente indispensabile, non può essere esercitato rifornendo militarmente gli attori impegnati nei conflitti armati. Relativizzando la semplificatoria dicotomia "aggressore-aggredito", proponiamo di prescindere dal giudizio sul grado di responsabilità che possiamo dare nell'innesco degli stessi, in quanto, se certamente importante, nella composizione dei conflitti, non è da ritenersi strategicamente decisivo per conseguire, da impegnati nella riconciliazione, la finalità vitale ed urgente del cessate il fuoco.
Lo sottolineiamo ancora perché non ci pare che lo si sia bene compreso anche nel fondo delle viscere: si tratta di non finire tutte e tutti arrostiti!
Per quanto riguarda i contenuti dell'operazione, ci permettiamo di sottolineare e ripresentare quanto avevamo già proposto nel documento citato, di seguito esposti e rinvenibili al link: https://www.petizioni24.com/listapaceterraeuropee
___________________________________________
DOCUMENTO 2 IN INGLESE
The Europe for which we are fighting must (and these are objectives that have their own plausibility and feasibility):
1) Denuclearize both in the military and civilian fields
2) Convert military expenditure into social investments (common and public goods) and for ecological conversion: saying no to war and yes to peace also means considering the social war on common goods and the use of financial weapons such as debt.
3) Prepare a defense model which implements progressive transarmament towards nonviolent resistance as the ability to oppose injustice with constructive means, based on the strength of popular unity.
Some campaigns of grassroots movements must be supported by a more solid, confident and convinced institutional support:
1- The prohibition of nuclear weapons which must be linked to No First Use.
2- Opposition to the return of civil nuclear power.
3- Object War for the international right not to directly participate in armed combat.
4- Conscientious objection in its various forms and modalities: in addition to that to military service, objections to military spending, to armed banks, to war production and trafficking.
5- The fight against the militarization of schools, universities and scientific research.
DOCUMENTO 2 IN ITALIANO. ANCHE GUARDANDO ALLE ELEZIONI POLITICHE NAZIONALI DEL 2027.
MIRARE ALL'"UNIONE DEI PACIFICI" DOMANI SIGNIFICA PREPARARLA CON L'"UNIONE DEI PACIFICI" OGGI!
QUI sotto una bozza del documento dell'elaborato nell'estate 2023 oggi sintetizzato e riadattato per il contesto nazionale, in vista di una possibile presentazione di "pacifici" alle prossime elezioni politiche del 2027, si spera con capacità di convergenza unitaria maggiore di quella messa in campo per le elezioni europee del 2024...
Siamo per la presentazione di una lista indipendente ed unitaria per la pace alle elezioni politiche del giugno 2027, che riteniamo utile, anzi indispensabile, non per il "sogno della pace", quello che, ad esempio, poteva avere nel cuore Martin Luther King, o qualsiasi altro "sogno" accarezzato da chiunque altro, ma per un lavoro laico e mirato, che inverta, se possibile, la tendenza globale alla guerra e al rafforzamento in atto del sistema di guerra.
L'Italia europea per la quale ci battiamo deve (e si tratta di obiettivi che hanno una loro plausibilità e fattibilità):
1) Denuclearizzare sia in campo militare, sia in campo civile
2) Convertire le spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e per la conversione ecologica: dire no alla guerra e sì alla pace significa considerare anche la guerra sociale ai beni comuni e l'utilizzo delle armi finanziarie come il debito.
3) Predisporre un modello di difesa che, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, attui il transarmo progressivo verso la resistenza nonviolenta quale capacità di opporsi all'ingiustizia con mezzi costruttivi, basati sulla forza dell'unione popolare.
Alcune campagne dei movimenti di base vanno sostenute da una sponda istituzionale più salda, sicura, convinta:
1- La proibizione delle armi nucleari che va messa in rapporto con il No First Use.
2- L'opposizione al ritorno del nucleare civile.
3- Object War per il diritto internazionale al non partecipare direttamente ai combattimenti armati.
4- L'obiezione di coscienza nelle sue varie forme e modalità: oltre a quella al servizio militare, le obiezioni alle spese militari, alle banche armate, alle produzioni e ai traffici bellici.
5- Il contrasto alla militarizzazione della scuola, dell'università, della ricerca scientifica.
La lista da mettere in campo dobbiamo rivolgerla non, in modo limitato, alla "tribù pacifista" ma, in modo più ampio, ai "pacifici", ad uno spontaneo atteggiamento e sentimento della maggioranza popolare, in Italia legittimato da una Costituzione esplicitamente e marcatamente pacifista. Deve servire a riconquistare alla politica di base settori che si sono relegati, per disperazione e per rabbia, nell'astensionismo.
Questa crisi di partecipazione ha un motore da non sottovalutare anche nel disprezzo dimostrato da tutto il quadro politico istituzionale verso il ripudio della guerra provato dal sentire popolare maggioritario. Gli stessi "media con l'elmetto" continuano a riferire di cinque punti in cui sia il governo che l'opposizione contraddicono la volontà popolare: 1) no aiuti militari ai belligeranti, incluso il governo ucraino (la popolazione va sostenuta in tutti gli altri modi possibili); 2) no aumento delle spese militari e della militarizzazione; 3) no sanzioni economiche distruttive ed autodistruttive; 4) cessate il fuoco immediato senza condizioni e avvio di trattative per la sicurezza globale; 5) rispetto dei referendum sui beni comuni per l'acqua pubblica e contro l'energia nucleare da fissione.
L'Arcobaleno deve spuntare per dare una rappresentanza coerente al no alla guerra. Dipende da tutte/i noi far emergere la pacifica e spontanea volontà popolare senza il quale non sono credibili neanche i percorsi per il clima e la giustizia sociale. Sottolineando lo spirito dell'aggiunta nonviolenta: non dobbiamo considerare i concorrenti elettorali come un nemico, tanto più se, anche grazie alla nostra sollecitazione, si pongono in qualche modo il tema del disarmo e della fine della guerra con una soluzione diplomatica.
L'alternativa al sistema di guerra deve concretizzarsi in un impegno per la quale la società strutturalmente pacifica, contro la decrescita infelice provocata dal conflitto bellico, si fa pane quotidiano, coinvolgendo gli operatori economici in politiche e pratiche per una economia della solidarietà contro la logica del neoliberismo e del profitto illimitato. Proviamo a partire dal settore agricolo, che rappresenta una quota consistente del bilancio complessivo dell'UE.
Quando Alexander Langer diceva: "Più lento, più dolce, più profondo" è perché nel modo di fare politica intendeva adottare la differenza femminile, nel praticare "atteggiamenti più includenti, più comprensivi, più capaci di dialogo, più capaci di creare delle convergenze, delle condivisioni anche su fronti diversi ma per comuni obiettivi, per comuni ideali, per comuni necessità da soddisfare".
La comunità politica che si va a creare deve realizzare quella libertà di potere fare insieme le cose, la libertà come partecipazione, la libertà "eguale" come fondamento della democrazia di cui parla anche la Costituzione italiana. Citiamo Nelson Mandela: «Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri».