Diari da Strasburgo '24 - segue Osservatorio sul Parlamento Europeo (PE)

16.07.2024

Tutta questa pagina parte, nella sua costruzione e nei suoi sviluppi, dall'iniziativa che, come Disarmisti esigenti, abbiamo preso a Strasburgo, dal 16 al 18 luglio del 2024. Siamo stati, in tutta Europa, l'unico gruppo di attivisti di base che si sono mobilitati in presenza, sotto il Palazzo del Parlamento europeo, per cercare, "novelli Diogene", seri oppositori alla guerra, in concomitanza con l'apertura della Decima legislatura. Ovviamente la maggioranza che si è formata attorno a Ursula Von del Leyen - ed alle sue dichiarazioni programmatiche - ha indossato l'elmetto ed anche buona parte dell'opposizione non è stata da meno.

Questo settembre 2024 viene sottoposta all'approvazione del PE la nuova Commissione UE, proposta dalla presidente Ursula Von del Leyen. Giorgia Meloni che, con il suo partito, non ha votato per la rielezione della leader tedesca, chiede ora alle opposizioni italiane, in particolare al PD, di sostenere la candidatura di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo e commissario Ue.  

Siamo arrivati al 17 settembre 2024 ed il Parlamento europeo va a votare una risoluzione congiunta di PPE, Socialisti & Democratici, Renew, ECR e Verdi, che contiene la richiesta ai governi di togliere la limitazione all'uso di armi in territorio russo. Qui di seguito un nostro comunicato. Invieremo una lettera di protesta e contatteremo in particolare gli eurodeputati di BWS, il partito tedesco della Wagenknecht, che non riteniamo affatto liquidabile con uno sprezzante: "Sono rossobruni, quindi quasi fascisti!". 

Per il 29 settembre 2024, dalle ore 18:00 alle ore 20:00, organizziamo la discussione online per riflettere da subito su una esperienza interessante e vincente, anche se controversa, come quella del BWS in Germania.  

LA RIVOLUZIONE PUO' ESSERE "CONSERVATRICE"? RIFLETTIAMO SU UN ESPERIMENTO POLITICO CONTROVERSO MA SUSCITATORE DI SPERANZE: IL BSW DI SAHRA WAGENKNECHT PUO' DARE INSEGNAMENTI PER LA AFFERMAZIONE, IN ITALIA, ALLE POLITICHE DEL 2027, DI UNA "LISTA DEI PACIFICI"?

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Oggi (19 settembre 2024) il parlamento europeo dice si alla risoluzione che rinnova il sostegno militare all'Ucraina. La novità è la revoca delle restrizioni sull'uso delle armi in territorio russo. Il cd diritto all'autodifesa, secondo gli eurodeputati, deve essere esercitato senza limiti.

Ricordiamo che a luglio, "novelli Diogene" in cerca di oppositori alla guerra, i disarmisti esigenti sono stati gli unici attivisti di base in tutta Europa, per qualsiasi tema possa essere preso in considerazione, ad avere protestato davanti al palazzo del parlamento europeo a Strasburgo, durante la seduta inaugurale della decima legislatura dal 16 al 18 luglio. Non è un fatto notevole di per sé?

E ricordiamo a quanti protestano contro il decreto sulla "sicurezza della repressione" che il clima di guerra lo giustifica.

Perciò rivolgiamo un invito ironico: continuiamo pure a manifestare quando non serve; ed invece a votare gli autori della risoluzione che rischia di portarci allo scontro militare diretto NATO Russia. Li citiamo a scanso di equivoci: innanzitutto il PD,  che pure l'ha scritta con il PPE, Renew, ECR e anche i Verdi.

Vale la pena di ricordare pure che buona parte del gruppo LEFT al PE è d'accordo per gli aiuti militari all'Ucraina.

Questo memento può risultare utile per quei  pacifisti che si proclamano "puri", quelli che non devono mischiarsi nelle faccende istituzionali anche se decidono per gli apparati che muovono miliardi di euro e muovono milioni di pubblici impiegati e stipendiati.

(Poi, se vai a vedere, quelli che "la pace è un tema troppo grande per i partiti" spesso sono i primi a brigare per le liste e qualche volta a candidarsi con la medaglietta dell'associazione. O a fare appelli elettorali per questo o per quello.)

A proposito. Su questa questione delle armi a Kiev e sul come usarle pare che il governo Meloni sia più prudente e ragionevole del PD.

Anche se il nostro Paese è uno di quelli che ha fornito all'Ucraina gli Storm Shadow, missili con 300 km di gittata (siamo al nono pacchetto di aiuti militari e la lista degli armamenti forniti è secretata).

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 21 SETTEMBRE 2024. A LATERE DEL CORTEO DELLA PERUGIA-ASSISI, IN UN CONVEGNO SUI "COSTRUTTORI DI PACE", FLAVIO LOTTI PROPONE UN INTERGRUPPO PARLAMENTARE EUROPEO PER LA PACE

ECCO LE NOSTRE OSSERVAZIONI    


GRUPPO INTERPARLAMENTARE PER LA PACE AL PARLAMENTO EUROPEO - OCCHIO ALL'UNIONE CON I BELLICISTI MASCHERATI

L'intergruppo parlamentare europeo per la pace che, a latere del corteo della Perugia Assisi, nel dibattito tra i "costruttori di pace", ha proposto Flavio Lotti, a differenza dei novelli Diogene che si sono mobilitati a Strasburgo (dal 16 al 18 luglio, sessione inaugurale Decima legislatura del PE), cioè noi disarmisti esigenti, non ha alcuna discriminante politica, basta che uno si proclami pacifista e può parteciparvi. Questo lo ha rilevato persino Fratojanni al citato convegno: "L'intergruppo deve avere un programma!"

La Carolina Morace del movimento cinque stelle in questo stesso convegno di Assisi ha giustamente rilevato che alla fine il PD ha detto sì al testo della risoluzione del Parlamento europeo che non solo parla di aiuti militari a Kiev ma include anche il famigerato paragrafo 8. Praticamente il colpire con missili NATO in territorio russo con la necessità del retroterra satellitare e digitale e di tecnici occidentali sul campo è una dichiarazione di guerra e su questo punto Putin ha pubblicamente ed esplicitamente tracciato una linea rossa, che non può essere ignorata.

Se voti contro un paragrafo guerrafondaio e poi dici sì al testo che lo contiene ti assumi la responsabilità di tutto il documento. Qualcuno dei pacifisti al convegno di Assisi sui costruttori di pace lo ha forse rilevato nel suo intervento pubblico?

Ora ci chiamano dai "campi larghi" ai fronti uniti antifascisti quando è la politica contro la guerra che sostanzia la difesa della costituzione e dell'antifascismo. Di fatto sul punto centrale la Meloni e la Schlein concordano.

Bene, se chiamiamo i costruttori di pace, per quanto emerso ad Assisi, per lo meno degli "irresponsabili politici" immagino che saremo sommersi da rimproveri e da richiami alla nonviolenza che significherebbe spirito unitario e di dialogo. Magari da quegli stessi che stanno per celebrare l'"atto di resistenza" del 7 ottobre…

La pace è un terreno di lotta all'interno della ampia opinione pubblica e non possiamo permettere che il tema sia strumentalizzato dalle forze di estrema destra che colmano un vuoto politico di rappresentanza. Guardiamo a quello che succede in Germania, con l'AFD primo partito. Non è il momento di scherzare ma quello di assumere posizioni chiare e serie. L'alleanza e la confusione con i bellicisti mascherati del PD non giovano…

L'espressione eufemistica "irresponsabili politici" non rende il senso dello sconsolato cadere delle braccia che un termine politicamente scorretto invece potrebbe richiamare.

Se non ho capito male uno dei motivi del successo della Wagenknecht in Germania è proprio la critica degli eccessivi paletti linguistici imposti dal wokismo importato dai campus americani. Dobbiamo essere più tolleranti con le sbracature del linguaggio e badare alla sostanza. Non si può alzare il dito punitivo verso l'operaio che ha bisogno di manifestare la sua incazzatura e tende a dimenticare l'obbligo di Schwa, asterischi e simili. Il sottoscritto però non è un operaio e perciò userà, a scanso di polemiche inutili, "politicamente irresponsabile "...

Adesso una domanda: cosa impedisce, a noi tutte/i, che ci siamo dati da fare per una "lista dei pacifici" alle ultime elezioni europee, che interpetrasse la volontà popolare maggioritaria di "ripudio della guerra", di riflettere da subito su una esperienza interessante e vincente, anche se controversa, come quella di Sahra Wagenknecht e del BWS in Germania?

E' quello che, come Disarmisti esigenti, ci proponiamo di fare, insieme ad altri attivisti che si sono impegnati per PACE TERRA DIGNITA': riflettere, appunto, su una nuova realtà - e per niente affatto copiare o seguire un marchio (temporaneamente) di moda. Si tratta di approfondire l'esplorazione di temi, quali lotta per la pace, la conversione ecologica, l'immigrazione, il blocco sociale di riferimento per una alternativa, le cui soluzioni oggi forse diamo troppo per scontate, e che la nuova formazione tedesca, con il suo approccio e la sua linea, può scuotere in modo profondo, per diversi punti di vista e aspetti.

Appuntamento il 29 settembre 2024 dalle ore 18:00 alle ore 20:00

Alfonso Navarra per conto dei Disarmisti esigenti ti sta invitando

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Qui riportiamo un dispaccio dell'ADN Kronos sul voto del 19 settembre al Parlamento europeo


Ucraina, uso armi Ue in Russia: sì Europarlamento, Pd diviso. Tajani: "Votiamo no 
"Via libera a Strasburgo alla risoluzione sul sostegno a Kiev che chiede di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate dall'Ue per colpire obiettivi in territorio russo.

Il Parlamento Europeo ha approvato a Strasburgo la risoluzione sul sostegno all'Ucraina, che ribadisce la richiesta di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate dall'Ue, affinché possano essere utilizzate dagli ucraini anche per colpire obiettivi legittimi in territorio russo. Il testo è passato con 425 voti favorevoli, 131 contrari e 63 astenuti. Nel luglio scorso era stata approvata una risoluzione simile. Nel testo approvato a maggioranza, l'Aula "invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell'Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all'autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l'Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture". Inoltre, il Parlamento "sottolinea che le forniture insufficienti di munizioni e armi e le restrizioni al loro utilizzo rischiano di compromettere gli sforzi compiuti finora e deplora profondamente la riduzione del volume finanziario degli aiuti militari bilaterali all'Ucraina da parte degli Stati membri, nonostante le energiche dichiarazioni rilasciate all'inizio dell'anno in corso. Ribadisce pertanto il suo invito agli Stati membri a rispettare l'impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all'Ucraina, di accelerare le forniture di armi, in particolare di moderni sistemi di difesa aerea e altri tipi di armi e munizioni, compresi i missili Taurus, in risposta a necessità chiaramente individuate". Gli eurodeputati chiedono anche "la rapida attuazione degli impegni congiunti in materia di sicurezza dei contratti tra l'Ue e l'Ucraina" e ribadisce che "tutti gli Stati membri dell'Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all'Ucraina con almeno lo 0,25 % del loro Pil annuo". 

Sul paragrafo 8, il più controverso, c'è stato un voto separato, per confermarlo, che ha visto un consenso marcatamente minore rispetto alla risoluzione nel suo insieme, che comunque è stata approvata nel suo insieme. La conferma del paragrafo 8 ha ottenuto 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astensioni (contro 425 sì, 131 no e 63 astenuti sulla risoluzione nel suo insieme). La risoluzione non è vincolante, ma ha un significato politico, anche se non fa che ribadire, più per esteso, quello che il Parlamento aveva già affermato il 17 luglio scorso, nella prima plenaria della legislatura. Nella risoluzione di luglio, l'Aula sottolineava che "le consegne di armi e munizioni insufficienti o in ritardo rischiano di vanificare gli sforzi compiuti finora. Esorta pertanto gli Stati membri ad aumentare sostanzialmente e ad accelerare significativamente il loro sostegno militare e potenziare la capacità delle loro industrie militari; sostiene fortemente la rimozione delle restrizioni sull'uso dei sistemi d'arma occidentali consegnati all'Ucraina contro obiettivi militari in territorio russo".

Il Parlamento Europeo ha approvato a Strasburgo la risoluzione sul sostegno all'Ucraina, che ribadisce la richiesta di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate dall'Ue, affinché possano essere utilizzate dagli ucraini anche per colpire obiettivi legittimi in territorio russo. Il testo è passato con 425 voti favorevoli, 131 contrari e 63 astenuti. Nel luglio scorso era stata approvata una risoluzione simile. 
Armi all'Ucraina, cosa dice la risoluzione 
Nel testo approvato a maggioranza, l'Aula "invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell'Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all'autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l'Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture". Inoltre, il Parlamento "sottolinea che le forniture insufficienti di munizioni e armi e le restrizioni al loro utilizzo rischiano di compromettere gli sforzi compiuti finora e deplora profondamente la riduzione del volume finanziario degli aiuti militari bilaterali all'Ucraina da parte degli Stati membri, nonostante le energiche dichiarazioni rilasciate all'inizio dell'anno in corso. Ribadisce pertanto il suo invito agli Stati membri a rispettare l'impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all'Ucraina, di accelerare le forniture di armi, in particolare di moderni sistemi di difesa aerea e altri tipi di armi e munizioni, compresi i missili Taurus, in risposta a necessità chiaramente individuate". Gli eurodeputati chiedono anche "la rapida attuazione degli impegni congiunti in materia di sicurezza dei contratti tra l'Ue e l'Ucraina" e ribadisce che "tutti gli Stati membri dell'Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all'Ucraina con almeno lo 0,25 % del loro Pil annuo". 

Il paragrafo 8 e il voto separato

Sul paragrafo 8, il più controverso, c'è stato un voto separato, per confermarlo, che ha visto un consenso marcatamente minore rispetto alla risoluzione nel suo insieme, che comunque è stata approvata nel suo insieme. La conferma del paragrafo 8 ha ottenuto 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astensioni (contro 425 sì, 131 no e 63 astenuti sulla risoluzione nel suo insieme). La risoluzione non è vincolante, ma ha un significato politico, anche se non fa che ribadire, più per esteso, quello che il Parlamento aveva già affermato il 17 luglio scorso, nella prima plenaria della legislatura. Nella risoluzione di luglio, l'Aula sottolineava che "le consegne di armi e munizioni insufficienti o in ritardo rischiano di vanificare gli sforzi compiuti finora. Esorta pertanto gli Stati membri ad aumentare sostanzialmente e ad accelerare significativamente il loro sostegno militare e potenziare la capacità delle loro industrie militari; sostiene fortemente la rimozione delle restrizioni sull'uso dei sistemi d'arma occidentali consegnati all'Ucraina contro obiettivi militari in territorio russo".Nella risoluzione si chiede agli Stati membri di mantenere ed estendere la politica di sanzioni Ue contro la Russia, la Bielorussia e i Paesi e i soggetti non appartenenti all'Ue che forniscono alla Russia tecnologie militari e a doppio uso. I deputati condannano poi il recente trasferimento di missili balistici dall'Iran alla Russia e chiedono un rafforzamento delle sanzioni contro Teheran e la Corea del Nord, per il loro coinvolgimento nel sostegno alla guerra della Russia contro l'Ucraina. Inoltre, auspicano l'aggiunta di un maggior numero di individui ed entità cinesi all'elenco delle sanzioni dell'Ue, nonché misure più severe per affrontare sistematicamente la questione dell'elusione delle sanzioni da parte di società con sede nell'Ue, di terzi e di Paesi non Ue. Pur invitando l'Unione e i suoi Stati membri a lavorare attivamente per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile per l'Ucraina e individuare una soluzione pacifica alla guerra, i deputati affermano che qualsiasi risoluzione del conflitto deve basarsi sul pieno rispetto dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Ritengono inoltre che la responsabilità per i crimini di guerra russi e i risarcimenti e altri pagamenti da parte di Mosca siano aspetti essenziali di qualsiasi soluzione. Pertanto, i deputati chiedono all'Unione e ai partner che condividono la stessa posizione di stabilire un regime giuridico per la confisca dei beni statali russi congelati dall'Ue come parte degli sforzi per compensare l'Ucraina per gli ingenti danni subiti.La maggioranza si divide sul sostegno all'Ucraina in guerra con la Russia, come l'opposizione. Gli eurodeputati di Fratelli d'Italia al Parlamento Europeo (gruppo Ecr) hanno votato a favore della risoluzione sul sostegno all'Ucraina, che contiene un paragrafo, il numero 8, che chiede agli Stati, ancora una volta, di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate a Kiev, in modo che possano essere usate per colpire obiettivi militari legittimi in territorio russo. Hanno votato a favore del testo nel suo insieme, tra gli altri, il capodelegazione dei Fratelli Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini, la vicepresidente del Parlamento Antonella Sberna. Nel voto separato sulla conferma del paragrafo 8, che è comunque contenuto nel testo approvato nel suo insieme, i Fratelli d'Italia hanno votato contro, mentre i polacchi del Pis, che stanno anche loro nell'Ecr, hanno votato a favore. I colleghi di Forza Italia (Ppe) Caterina Chinnici, Salvatore De Meo, Flavio Tosi si sono espressi contro la conferma dell'emendamento (si è astenuto Herbert Dorfmann dell'Svp). Gli stessi eurodeputati di Forza Italia/Ppe hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme, come Fdi: il ministro degli Esteri Antonio Tajani, segretario nazionale azzurro, si è più volte detto contrario alla rimozione esplicita delle restrizioni all'uso delle armi inviate in Ucraina. Contraria sia al testo della risoluzione nel suo insieme che al paragrafo 8, invece, la Lega, che milita nel gruppo Patrioti per l'Europa (PfE).Contro la risoluzione ha votato anche una parte dell'opposizione, in particolare i Cinquestelle, i Verdi, Sinistra Italiana (The Left), mentre il Pd ha votato in grande maggioranza a favore, pur votando contro l'emendamento controverso (tranne la vicepresidente dell'Aula Pina Picierno, che ha votato a favore anche in questo caso, dichiarandolo pubblicamente). Il gruppo della Left si è spaccato: alcuni eurodeputati, come la 'capitana' Carola Rackete, hanno votato a favore della risoluzione, altri contro. Il voto non è stato eccessivamente partecipato per motivi logistici: non pochi eurodeputati, anche italiani, hanno dovuto partire prima per prendere l'aereo (Strasburgo è mal collegata con il resto d'Europa). Nella delegazione italiana del Ppe si notano due voti difformi dagli altri per quanto riguarda la conferma del paragrafo 8: si tratta di Marco Falcone, che risulta aver votato a favore, ma ha presentato richiesta di correzione (voleva votare contro); e di Massimiliano Salini, che invece ha votato a favore per scelta.Nel gruppo dell'Europa delle Nazioni Sovrane (Esn), quello fondato da Alternative fuer Deutschland dopo essere stata espulsa dal gruppo Identità e Democrazia per volontà del Rassemblement National, un eurodeputato, il lituano Petras Grazulis, ha votato a favore dell'emendamento sull'uso delle armi e anche dell'intera risoluzione, mentre il resto del gruppo si è espresso in senso contrario in entrambi i casi. Nel gruppo Ecr hanno votato contro la risoluzione di sostegno a Kiev i rumeni dell'Aur e un lussemburghese. Nel voto sull'insieme della risoluzione Patrioti, Esn e Left formano il grosso dei contrari (non pochi Patrioti, tra cui gli spagnoli di Vox, si sono astenuti). Il Ppe ha votato quasi tutto a favore, con una manciata di astenuti e nessun contrario.L'S&D ha votato in maggioranza a favore, con 4 contrari e 8 astenuti, tra cui Tarquinio e Strada, che sono stati eletti con il Pd ma non sono iscritti al partito. Massicciamente a favore Renew Europe, con un solo astenuto, l'irlandese Michael McNamara. I Verdi hanno votato in maggioranza a favore, con 5 contrari (tra cui gli italiani Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi) e 4 astenuti. Spaccata in tre tronconi la Left, gruppo non nuovo a divisioni su temi sensibili.Il via libera all'utilizzo di armi per colpire obiettivi militari in Russia, contenuto nell'art.8 della risoluzione approvata oggi a Strasburgo, provoca distinzioni nel gruppo Pd a Europa. In 8 hanno votato contro l'articolo che alleggerisce le restrizioni sull'utilizzo delle armi in territorio russo. Tra questi Camilla Laureti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Sandro Ruotolo, tutti vicini alla segretaria Elly Schlein, il capodelegazione Nicola Zingaretti, oltre a Antonio Decaro, Matteo Ricci e Brando Benifei. Hanno votato invece a favore Pina Picierno e Elisabetta Gualmini, in linea con il gruppo S&D. All'appello mancano diversi parlamentari dem che non hanno votato.Picierno e Gualmini avevano reso pubblica la dichiarazione di voto via social. "Voterò a favore dell'articolo 8 che invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali -scrive Picierno, vicepresidente Pd dell'Europarlamento- consegnati all'Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, che ostacolano la capacità dell'Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all'autodifesa secondo il diritto internazionale. Voterò convintamente in linea col gruppo dei Socialisti e Democratici". Quindi Gualmini: "Sto dalla parte della democrazia e della difesa della libertà. Non sto dalla parte dei Vannacci, dei Bardella, dei Patrioti e dei filoputiniani ormai presenti in dosi massicce al parlamento europeo".




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Ad agosto è uscito sul Fatto Quotidiano (il 18 agosto 2024, per la precisione) un significativo articolo, a firma Salvatore Cannavò, sull'incombente, possibile scissione del gruppo parlamentare in Europa  "THE LEFT". Proprio l'approccio e la posizione sulla guerra in Ucraina è la discriminante che orienta le scelte. Questa centralità problematica rafforza la nostra decisione di Disarmisti esigenti, "novelli Diogene", unici in Europa, a intervenire protestando alla seduta inaugurale della Decima legislatura dell'istituzione parlamentare europea. Seguono quindi, in questa pagina web, i resoconti quotidiani, in senso inverso, della giornate di nostra presenza davanti al Palazzo del Parlamento europeo.

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LEFT DIVISA NEL CONFLITTO: SCISSIONE NEL PARTITO UE

Salvatore Cannavò, IL FATTO QUOTIDIANO, 18 agosto 2024


Il M5S è appena entrato a far parte del gruppo della sinistra europea (Left) e sta per trovarsi in mezzo a una bagarre di cui non porta responsabilità ma che certamente non gioverà alla vita del gruppo più a sinistra del Parlamento europeo. Quello che costituisce il partito sovranazionale di riferimento del gruppo, il Partito della Sinistra europea (European Left, El) potrebbe infatti conoscere a breve una scissione.

Un segnale c'è stato a luglio, quando il Parlamento Ue ha votato la risoluzione di sostegno all'ingresso dell'Ucraina nella Nato e il Gruppo si è spaccato. Ora la crisi potrebbe investire direttamente il partito della Sinistra europea, nato venti anni fa, al tempo in cui Rifondazione era diretta da Fausto Bertinotti e composto da forze come la greca Syriza, la francese France Insoumise, gli spagnoli di Podemos, il Bloco de Esquerda portoghese, i partiti comunisti di Francia e Spagna, i Rosso-verdi danesi.

IL COMITATO esecutivo di El, dopo le elezioni europee di giugno, ha ricevuto una lettera del Bloco de Esquerda che annunciava il proprio ritiro e lo stesso ha fatto qualche giorno dopo l'Alleanza di sinistra finlandese. Secondo l'attuale presidente del El, l'austriaco Walter Baier, in una dichiarazione raccolta dal quotidiano tedesco Nd, le due posizioni fanno parte di un piano coordinato "legato al fatto che alcuni partiti si sono riuniti a Copenaghen a febbraio e hanno concordato, a margine di questa conferenza, di lasciare l'El. Vogliono tentare di creare un nuovo partito di sinistra in Ue". A quanto risulta al Fa t t o il processo è già in moto e si potrebbe giungere a un nuovo partito che oltre ai due citati vede la prestigiosa adesione della France Insoumise, probabilmente degli spagnoli di Podemos, dei nordici e forse di qualche partito dell'Est. Un'avvisaglia si era avuta con la formazione di un coordinamento promosso dalla France Insoumise nel 2019, Now the People (ne fa parte anche Sinistra Italiana), che a febbraio a Copenaghen aveva sottolineato una maggiore predisposizione per i temi ambientali e una posizione un po' diversa su Kiev. Proprio l'Ucraina è uno dei punti di frattura, coi nordici –sostenuti dalla France Insoumise –più netti nel sostegno a Kiev.

Pesa la diversa posizione della sinistra nordica – in Finlandia ha votato sì all'adesione alla Nato – che si è riflessa nel voto della risoluzione del Parlamento Ue in cui si dichiara irreversibile il percorso dell 'Ucraina verso la Nato e che ha visto Left diviso in tre: nordici e Insoumisea favore, italiani (M5S e Si), Podemos e greci contrari e i portoghesi astenuti. Le divergenze potrebbero avere effetti nel Gruppo. Dal M5S si fa sapere in via informale che si osserveranno i lavori parlamentari e a dicembre si tireranno le fila. Da Si si preferisce non commentare mentre il leader di Rifondazione Maurizio Acerbo si augura che "non ci sia nessuna divisione: anzi, occorre allargarsi a formazioni che sono ancora fuori".

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I DIARI DI LUGLIO

Comunicato stampa del 18 luglio 2024 con preghiera di pubblicazione - (per info e contatti coordinatore Alfonso Navarra cell. 0039 340-0736871 – Daniele Barbi cell. 0039 392 -1116207 -www.disarmistiesigenti.org www.disarmistiobiettori/webnode email alfiononuke@gmail.com)

18 LUGLIO: TERZO E ULTIMO GIORNO DEL PRESIDIO - INIZIATO IL 16 LUGLIO - INDETTO DA DISARMISTI ESIGENTI & PARTNERS (WILPF ITALIA- WORLD BEYOND WAR ROMANIA) A STRASBURGO, DAVANTI AL PALAZZO DEL PARLAMENTO EUROPEO.

SI SVOLGE LA SESSIONE INAUGURALE DELLA DECIMA LEGISLATURA E NOI CONTESTIAMO LA "MAGGIORANZA URSULA": UN ACCORDO POLITICO CHE SI È FORMATO SU VARI TEMI, MA SULLA BASE DELLA GUERRA COME ELEMENTO COSTITUENTE.

(E PER GUERRA SI INTENDE DA PARTE NOSTRA INNANZITUTTO, MA NON SOLO, IL CONFLITTO AD ALTA INTENSITA' CHE VEDE CONTRAPPOSTI GRANDI ESERCITI SUL TERRITORIO UCRAINO. LA NATO FINORA È NELLA RETROVIA CONTRO LA RUSSIA: MA FINO A QUANDO?)

NOVELLI DIOGENE, CERCHIAMO OBIETTORI E OPPOSITORI DELLE GUERRE! TRA GLI EURODEPUTATI (MA ANCHE TRA GLI ATTIVISTI IN VACANZA DEL PACIFISMO).

Particolarmente oggi, 18 luglio, sarebbe stato il caso di affiancarci, noi presidianti, almeno da Strasburgo, e di promuovere una significativa protesta pacifista, anche decentrata Paese per Paese, per contestare la formazione della maggioranza Ursula, che segue logicamente il voto di ieri, in cui il Parlamento ha ribadito il sostegno militare all'Ucraina, condannato i tentativi di mediazione di Orban e invitato ad estendere le inutili e controproducenti sanzioni contro Russia e Bielorussia.

Evidentemente, al di là delle dichiarazioni di "guerra alla guerra" nei rituali cortei che abbaiano al vento (esempio: quello di Roma del 5 novembre 2022), non vi è consapevolezza reale che si sta apprestando con inesorabile consequenzialità un "sistema di guerra" e che le decisioni che si stanno prendendo in varie sedi ci stanno conducendo "sonnambulicamente" verso la Terza Guerra Mondiale con rischi concreti di catastrofe nucleare.

La nuova "maggioranza Ursula", appena suffragata da 401 voti a favore e 284 contrari, che oltre a Popolari, Socialisti e Liberali, registra l'appoggio pieno dei Verdi, riprende a livello europeo le decisioni dell'ultimo vertice NATO, una specie di "polizza anti-Trump", con la ciliegina sulla torta del ritorno degli euromissili, quelli che noi pacifisti riuscimmo a fare smantellare, sull'onda della Perestroika di Gorbaciov, anche con il contributo del movimento di lotta degli anni Ottanta del secolo scorso.

Vorremmo concludere questa comunicazione con una nota operativa nella quale ribadiamo ancora gli obiettivi della nostra iniziativa: la riteniamo una aggiunta nonviolenta al tentativo di arginare lo stravolgimento del progetto europeo, tutto sommato nato come orizzonte e speranza di pace.

  • Essere gli occhi puntati sull'istituzione per conto del "popolo della pace" che rischia di essere gabbato da chi è stato eletto, quando ha proposto di impegnarsi sul tema, questo giugno, nelle varie liste elettorali per le europee che hanno assecondato il dissenso per le guerre. L'esempio più clamoroso è quello dei Verdi. Ma è anche notevole che chi litiga rumorosamente in Italia su fascismo e comunismo (la Meloni e la Schlein) si riveli in Europa fondamentalmente dentro lo stesso perimetro istituzionale. Anche se il voto contrario di Fratelli d'Italia in un certo senso è stata una sorpresa che riallinea il partito, con un occhio alla vittoria di Trump alle elezioni americane, sulla destra più spinta, quindi alla massa dei Conservatori Europei e ai Patrioti di Salvini, Le Pen e Orban.
  • Denunciare la "pace giusta" che sarebbe frutto della vittoria militare dell'Ucraina contro la Russia, a cui contrapponiamo la "pace possibile", da trattare comunque dopo un cessate il fuoco immediato. Questo concetto della "pace giusta frutto della vittoria militare" è da rifiutare specialmente nel periodo storico in cui non sono più concepibili "guerre giuste", considerata la potenza degli armamenti (la possibilità di escalation verso la guerra nucleare!) e l'interdipendenza economica e sociale attuale di tutto il consorzio umano.
  • Proporre il compito comune dell'umanità intera, che deve imparare a percorrere il cammino della nonviolenza: la pace con la Natura, condizione della pace tra gli esseri umani!
  • Essere la coscienza critica di un movimento che, per la sua credibilità e serietà, deve imparare a mobilitarsi in modo vertenziale, quando vengono prese le decisioni che attivano le macchine amministrative che muovono effettivamente le cose, i processi reali; non su scadenze simboliche (gli anniversari di questo o quello) e su lotte territoriali locali cui si attribuisce una valenza simbolica.

Nella nostra lettera agli eurodeputati abbiamo proposto 4 direttrici di obiettivi unificanti, che - a nostro giudizio – dovrebbero valere anche e soprattutto per il nostro lavoro di base:

1) No all'uso del nucleare, sia esso militare o civile

2) Conversione delle spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e transizione ecologica: dire no alla guerra significa anche dire no alla guerra sociale attraverso l'uso di "armi" come la privatizzazione dei beni pubblici o l'aumento del debito pubblico

3) Transizione verso una strategia di difesa basata sul disarmo progressivo e sulla resistenza civile non violenta - con una visione a lungo termine della dissoluzione delle alleanze militari e della creazione di giustizia sociale come mezzo di prevenzione della guerra

4) Riconoscimento automatico di tutti gli obiettori di guerra e disertori come rifugiati politici in tutti gli Stati membri dell'UE.


Comunicato stampa del 17 luglio 2024 con preghiera di pubblicazione - (per info e contatti coordinatore cell. 340-0736871 - cell. 0039 392 -1116207 - www.disarmistiesigenti.org www.disarmistiobiettori/webnode email alfiononuke@gmail.com)


NOVELLI DIOGENE, CERCHIAMO OBIETTORI E OPPOSITORI DELLE GUERRE!
TRA GLI EURODEPUTATI (MA ANCHE TRA GLI ATTIVISTI DEL PACIFISMO).

17 LUGLIO: SECONDO GIORNO DEL PRESIDIO INDETTO DA DISARMISTI ESIGENTI & PARTNERS (WILPF ITALIA) A STRASBURGO, DAVANTI AL PALAZZO DEL PARLAMENTO EUROPEO.


PER CONTESTARE LA "MAGGIORANZA URSULA": UN ACCORDO POLITICO CHE SI VA A FORMARE SULLA BASE DELLA GUERRA COME ELEMENTO COSTITUENTE.
(E PER GUERRA SI INTENDE DA PARTE NOSTRA INNANZITUTTO, MA NON SOLO, IL CONFLITTO AD ALTA INTENSITA' CHE VEDE CONTRAPPOSTI GRANDI ESERCITI SUL TERRITORIO UCRAINO. LA NATO FINORA E' NELLA RETROVIA CONTRO LA RUSSIA: MA FINO A QUANDO?)

IL PRESIDIO ANDRA' AVANTI DAL 16 AL 19 LUGLIO, DALLE ORE 9:00 ALLE 11:00, CIOE' PER TUTTI I GIORNI IN CUI SI SVOLGE LA SESSIONE INAUGURALE DELLA DECIMA LEGISLATURA.


Oggi 17 luglio, ad esempio, sarebbe stato il caso di affiancarci e di una promuovere una significativa protesta pacifista per contestare l'ennesimo voto del Parlamento europeo che ribadisce il sostegno militare all'Ucraina e invita ad estendere le inutili e controproducenti sanzioni contro Russia e Bielorussia.
Ecco quanto si apprende da una comunicazione ufficiale del Parlamento europeo 

(si vada al link: 

https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20240710IPR22810/il-nuovo-parlamento-ribadisce-il-suo-forte-sostegno-all-ucraina ).

Leggiamo: "Mentre prosegue la guerra della Russia contro l'Ucraina, oggi il Parlamento ha riconfermato che l'UE deve continuare a sostenere Kiev per tutto il tempo necessario alla vittoria.
La risoluzione (...) approvata con 495 voti favorevoli, 137 contrari e 47 astensioni, definisce la prima posizione ufficiale del neoeletto Parlamento europeo sulla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina.
Il Parlamento condanna (...) la recente visita del primo ministro ungherese Viktor Orbán nella Federazione russa, che non rappresenta l'UE e costituisce una palese violazione dei trattati dell'UE e della politica estera comune e ritiene che a tale violazione dovrebbero seguire ripercussioni.
I risultati della votazione per appello nominale saranno disponibili a questo link  (17.07.2024)

https://www.europarl.europa.eu/plenary/it/minutes.html


Quali allora gli obiettivi della nostra iniziativa?


Questi recenti sviluppi e il voto sulla von der Leyen dovrebbero renderli chiari dal punto di vista di un pacifismo che volesse agire seriamente e non andasse in vacanza rispetto alle sue responsabilità.


Essere gli occhi puntati sull'istituzione per conto del "popolo della pace" che rischia di essere gabbato da chi è stato eletto, quando ha proposto di impegnarsi sul tema, questo giugno, nelle varie liste elettorali per le europee che hanno assecondato il dissenso per le guerre.

Denunciare la "pace giusta" che sarebbe frutto della vittoria militare dell'Ucraina contro la Russia.

Concetto da rifiutare specialmente nel periodo storico in cui non sono più concepibili "guerre giuste", considerata la potenza degli armamenti (la possibilità di escalation verso la guerra nucleare!) e l'interdipendenza economica e sociale attuale di tutto il consorzio umano.

Proporre il compito comune dell'umanità intera, che deve imparare a percorrere il cammino della nonviolenza: la pace con la Natura, condizione della pace tra gli esseri umani!

Essere la coscienza critica di un movimento che, per la sua credibilità e serietà, deve imparare a mobilitarsi in modo vertenziale, quando vengono prese le decisioni che attivano le macchine amministrative che muovono le cose.


Se si batte e ribatte sulla pace come prima urgenza - lo si ribadisce - non si può essere assenti - manifestando l'urgenza del fare le vacanze! - dai fori proprio nei momenti in cui il problema, in modo esplicito e ufficiale, è affrontato in modo decisivo!


Oggi 17 luglio, ad esempio, di fronte all'ennesimo voto di sostegno militare all'Ucraina e di condanna per chi tra gli Stati UE ricerca spiragli di dialogo, sarebbe stato proprio il caso di avere protestato in piazza a Strasburgo, e nelle piazze decentrate ovunque, con una significativa mobilitazione!


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Riportiamo sotto la lettera che abbiamo indirizzato ai nuovi eurodeputati della X Legislatura europea (prima in lingua italiana, poi in lingua inglese)


LINGUA ITALIANA


Care/i eurodeputate/i,
Di fronte ad un'Europa sonnambula, che rischia di precipitare nel baratro della Terza Guerra Mondiale, il futuro del nostro continente è nelle vostre mani. Lo slogan "pace giusta" suggerisce erroneamente che la pace possa essere ottenuta attraverso la vittoria militare, ma in realtà la guerra non fa altro che aumentare il rischio di un conflitto "atomico" globale, mentre gli attacchi nucleari "tattici" vengono costantemente minacciati dalle parti in guerra.
Vi esortiamo a non votare per leader che cercano lo scontro. La guerra non verrà fermata con un'escalation, ma solo con una riduzione delle tensioni e lo stop immediato dei combattimenti.
Per questo vi chiediamo di creare, in prospettiva, un gruppo di parlamentari "obiettori" contro la guerra. Un gruppo unito dal richiamo alla coscienza, vale a dire su un'intima e profonda convinzione che i valori più importanti sono il rispetto di ogni singola vita umana e la preservazione dell'ecosistema globale sulla Terra. Sono esse che devono guidare le nostre decisioni politiche! 

Considerando che questo gruppo sarebbe indipendente dai gruppi politici e considerando la difficoltà di organizzare consultazioni immediate in questo senso (richiederebbero infatti molto tempo), un passo intermedio immediatamente praticabile potrebbe essere la creazione di un intergruppo informale di oppositori alla guerra.


Il gruppo potrà svolgere il proprio lavoro sulla base dei seguenti obiettivi:


1) No all'uso del nucleare, sia esso militare o civile

2) Conversione delle spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e transizione ecologica: dire no alla guerra significa anche dire no alla guerra sociale attraverso l'uso di "armi" come la privatizzazione dei beni pubblici o l'aumento del debito pubblico 

3) Transizione verso una strategia di difesa basata sul disarmo progressivo e sulla resistenza civile non violenta - con una visione a lungo termine della dissoluzione delle alleanze militari e della creazione di giustizia sociale come mezzo di prevenzione della guerra 

4) Riconoscimento automatico di tutti gli obiettori di guerra e disertori come rifugiati politici in tutti gli Stati membri dell'UE.


Durante questi giorni, ma anche più tardi, siamo a disposizione per qualsiasi tipo di ulteriore informazione e siamo pronti ad incontrarvi in ogni momento.


LINGUA INGLESE


Dear elected Members of the European Parliament,
In the face of a sleepwalking Europe that risks to fall into the abyss of World War III the future of our continent is in your hands. The slogan of "just peace" erroneously suggests that peace can be obtained through military victory, but in fact war only increases the risk of a nuclear conflict, while nuclear strikes are constantly being threatened by the warring parties.
We urge you not to vote for leaders who seek confrontation. The war will not be stopped by escalation, but only by deescalation.
Therefore we ask you to create a group of Parliamentarians opposed to war. A group united by conscience, i. e. on an intimate and deep persuasion of each individual member that human life and the preservation of the global ecosystem on Earth are the most important values that must lead our political decisions. Considering that this group would be independent from political groups and the time-consuming difficulty of organising consultations an immediately viable intermediate step could be the creation of an informal intergroup of war-opposers.
The group could take up its work on the basis of the following aims:
1) No to the use of nuclear power, whether military or civil2) Conversion of expenditure from the military to social investments (common and public goods) as well as ecological transition: Saying no to war means also to say no to social war through the use of "weapons" like privatising public goods or increasing public debt 3) Transition to a defence strategy basing on progressive disarmament and non-violent civilian resistance - with a long-term view to dissolution of military alliances and creation of social justice as means of war-prevention 4) Automatic recognition of all war objectors and deserters as political refugees in all EU member states During these days or later we are available for any kind of further information and are looking forward to meeting you.

NOVELLI DIOGENE, CERCHIAMO OBIETTORI E OPPOSITORI DELLE GUERRE!
TRA GLI EURODEPUTATI (MA ANCHE TRA GLI ATTIVISTI DEL PACIFISMO).

16 LUGLIO: INAUGURIAMO IL PRESIDIO INDETTO FINO AL 19 LUGLIO DA DISARMISTI ESIGENTI & PARTNERS (WILPF ITALIA) A STRASBURGO, DAVANTI AL PALAZZO DEL PARLAMENTO EUROPEO.

Stamattina 16 luglio si è aperta a Strasburgo la sessione plenaria inaugurale del Parlamento europeo, alla sua decima legislatura.  Si andrà avanti, con le sedute e i voti, fino al 19 luglio.

Si comincia con l'elezione del presidente,  ancora la maltese Roberta Metsola, mentre è previsto per mercoledì 18 il voto di fiducia su Ursula von der Leyen a capo della Commissione UE.

Dal punto di vista formale i cavalli di battaglia del discorso di Ursula saranno l'industria e l'ambiente. Da quello sostanziale è la guerra che costituisce la maggioranza.

Per questo noi DE siamo sotto il Palazzo a protestare. Ci siamo chiamati "novelli Diogene" e l'abbiamo azzeccata fin troppo perché oltre alla nostra sparuta presenza non è in corso nessuna altra mobilitazione pacifista!

Nel nuovo Parlamento la frammentazione si è accentuata. I gruppi sono otto, uno in più rispetto alla legislatura precedente. Gli smottamenti più profondi sono avvenuti a destra. Nei fatti i nazionalisti di Identità & Democrazia si sono sciolti per ricomporsi intorno al movimento ungherese Fidesz e ai Patrioti d'Europa. All'estrema destra è nata una nuova fazione, l'Europa delle Nazioni Sovrane, che fa capo ad Alternative für Deutschland. Pressoché immutato è il gruppo dei conservatori (ECR), di Fratelli d'Italia. 

Oggi, martedì 16, dovrebbe essere rieletta presidente dell'assemblea, con scrutinio segreto, la popolare maltese Roberta Metsola, coadiuvata da 14 vicepresidenti. La distribuzione delle cariche avverrà sulla base del sistema proporzionale D'Hondt (dal nome del matematico belga Victor D'Hondt, della seconda metà dell'Ottocento). Un cordone sanitario dovrebbe mettere in minoranza i candidati dei due partiti considerati più estremisti, vale a dire i patrioti e i sovranisti.

Dopo lunghe trattative tra i gruppi parlamentari è stata decisa nei giorni scorsi anche la composizione delle 20 commissioni parlamentari (a cui si aggiungono quattro sottocommissioni). Le due commissioni più nutrite saranno quelle dell'Industria e dell'Ambiente: avranno entrambe 90 membri. Nel periodo legislativo precedente avevano rispettivamente 78 e 88 deputati. Il dato non è banale perché in fondo riflette le priorità di lavoro che il Parlamento vuole darsi durante la legislatura. 

Nel suo discorso programmatico di giovedì, Ursula von der Leyen farà del suo meglio per trovare un punto di equilibrio. tra ecologia e industria, nell'interesse delle lobby dominanti. Un equilibrio tanto più necessario considerando che la sua coalizione popolare-socialista-liberale è fragile. Conta 401 deputati, rispetto a una maggioranza necessaria di 361. La minaccia più grave nel voto a scrutinio segreto viene dalla frammentazione dei popolari e dei socialisti. Si calcola una percentuale di possibili franchi tiratori intorno al 10%.

 

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