35 ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

09.11.2024

35ESIMO ANNIVERSARIO DELLA STORICA RIVOLUZIONE CONTRO IL "SOCIALISMO REALE"

HO PICCONATO IL MURO DI BERLINO CON NEUES FORUM, GLI ULTIMI GIAPPONESI DELLA DDR

Alfonso Navarra – Milano 9 novembre 2024 (aggiornato il 10)

A Berlino il 35esimo anniversario della caduta del muro (9 novembre 2024) è stato celebrato con un "Festival della libertà".

Il presidente della Repubblica Federake Steinmeier ha partecipato alla cerimonia centrale presso il Memoriale. 5.000 manifesti saranno esposti lungo l'ex tracciato del Muro. I poster hanno combinato le richieste dei manifestanti nell'autunno del 1989 con i desideri odierni degli studenti o dei membri di varie associazioni. In occasione di un concerto serale, 700 musicisti hanno suonato in modo sincrono su diversi palchi.

Il cancelliere Scholz, in procinto di diventare ex , ha reso omaggio alla caduta del muro di Berlino con un videomessaggio. Ha ricordato la rivoluzione pacifica nella RDT (acronimo per Deutsche Demokratische Republik) e ha descritto la caduta del muro come il felice culmine di uno sviluppo paneuropeo. Scholz ha esortato a lottare insieme per la pace e la libertà, anche nell'attuale situazione politica globale. Le sue, per molti cittadini, sono suonate parole ipocrite, vista la posizione del governo di sostegno della guerra in Ucraina. Molti, soprattutto tra i ceti disagiati, le hanno accolte con una scettica ed infastidita scrollata di spalle.

La "maggioranza semaforo" si è ormai dissolta sulle divergenze per la legge di bilancio (i liberali non mollano sui principi rigoristi) e la Germania va verso le elezioni anticipate, probabilmente nel marzo 2025. Proprio la guerra ha determinato questa situazione perché è alla base della recessione economica che ha acuito le contraddizioni tra SPD, FDP e Verdi e provocato le batoste elettorali alle ultime elezioni dei Lander di Brandeburgo, Sassonia e Turingia. Cresce anche il fenomeno dell'"Ostalgie", il rimpianto dei tempi in cui la Germania dell'Est, "socialista", era separata da quella dell'Ovest, "capitalista". 

Forze politiche come l'AFD e il BWS, all'estrema destra e all'estrema sinistra, hanno fatto il botto. Personalmente guardo con attenzione e simpatia alla formazione - considerantesi oltre la vecchia dicotomia destra-sinistra- creata da "Sahra la Rossa",  che alcuni sondaggi accreditano al 25% per le prossime politiche di primavera.

La mattina del 9 novembre ho acquistato alcuni quotidiani cartacei e non ho trovato un rigo alla commemorazione di questo evento storico, che rafforzò la catena di fatti che, dalla fine della Guerra Fredda, portò alla scomparsa dell'URSS nel 1991 e quindi alla chiusura del quasi secolare esperimento del comunismo in Occidente, aperto dalla "Rivoluzione di Ottobre" del 1917, capeggiata  da Lenin. Dovremmo invece sapere che la bandiera rossa sventola a Pechino per rimarcare il tentativo di un "socialismo di mercato armonioso con caratteristiche cinesi".

A me impressiona soprattutto il silenzio del "quotidiano comunista", fondato da Luigi Pintor, da Lucio Magri, da Rossana Rossanda: come, ti dicono e ripetono che il tuo ideale è morto e tu incassi e basta, non stai a rispondere che non è vero, che lo stai rifondando su basi nuove? 

Il 10 novembre invece leggiamo su "IL GIORNALE" di una commemorazione organizzata a Milano da Fratelli d'Italia. Titolo dell'articolo a firma di Francesco Boezi: "E LA RUSSA RIABBATTE IL MURO DI BERLINO NEL 35° ANNIVERSARIO. L'articolo informa che la commemorazione si è svolta al Teatro Filodrammatici di Milano, presente in collegamento Roberta Metsola, la presidente del Parlamento europeo. "Noi non ci siamo mai arresi all'idea che fosse immutabile la divisione del mondo stabilita a Yalta - ha ricordato La Russa-. Altri invece la volevano e la difendevano. (...) La rielezione di Donald Trump può essere una opportunità per l'Europa, che tuttavia è chiamata a diventare maggiorenne". La Metsola: "Il 9 novembre è il giorno per ricordare che la sola via perseguibile è quella della unità, perché è nella divisione che nascono e prosperano i conflitti". Nicola Procaccini, copresidente del gruppo ECR a Strasburgo e Bruxelles: "La notte di 35 anni fa è rinata l'Europa per cui oggi ci battiamo in nome della libertà e della democrazia. Una rivoluzione pacifica, sospinta dal vento del cambiamento che segnava la sconfitta del comunismo e dei totalitarismi".

Alla caduta del muro sono legati miei ricordi carichi di forti emozioni: il 9 novembre 1989 mi trovavo a picconare con i manifestanti che, ai due lati, da Est e da Ovest, dopo l'apertura della frontiera da parte delle guardie dovuta a un equivoco, hanno cominciato a distruggerlo.

La storia è nota: la notizia data in una conferenza stampa della imminente concessione di permessi di viaggio all'Ovest da parte della Germania Orientale fu interpretata diciamo in modo estensivo dai cittadini dell'Est come via libera all'attraversamento della frontiera, difesa fino ad allora con una spietata sorveglianza armata.

Un giornalista dell'ANSA italiana chiese al ministro della propaganda della DDR, Günter Schabowski: "Quando entrerà in vigore il provvedimento?". La risposta: "Per quanto ne so, potrebbe essere anche adesso". Questa confusione ("disarticolazione delle catene di comando") è tipica dei regimi condannati dalla Storia: il ministro si trovava in vacanza prima che venisse presa questa decisione e non venne a conoscenza dei dettagli delle nuove "regole di viaggio" di cui doveva riferire in conferenza stampa.

Guardando l'annuncio in diretta alla televisione, migliaia di berlinesi dell'Est si precipitarono, inondando le Grenzübergangsstelle (valichi di frontiera) e chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le guardie di confine, sorprese, iniziarono a tempestare di telefonate i loro superiori, ma dall'altra parte della cornetta non trovavano risposte. Era ormai scontato che non era più possibile rimandare indietro l'enorme folla che premeva, né procedere ad un controllo meticoloso dei visti e dei passaporti di ciascuno.

I poliziotti, privi di istruzioni dall'alto, e ormai impossibilitati a sparare, aprirono i posti di blocco; visto il gran numero di berlinesi, nessun controllo sull'identità fu eseguito. I berlinesi dell'Est, ubriachi di entusiasmo, furono accolti in maniera festosa dai loro fratelli dell'Ovest, spontaneamente i bar vicini al muro iniziarono a offrire da bere gratis per tutti.

Io allora ero dalla parte Ovest, ospite della mia amica Antonella Giunta, che insegnava alla Libera Università di Berlino. Ho gravitato vari mesi nella capitale tedesca, ricca di fermenti, di iniziative, di assemblee, di manifestazioni, perché seguivo, da segretario della Lega per il disarmo, anche per conto dei Verdi italiani, la campagna "40 anni di NATO e di blocchi militari bastano". 

Le Chiese evangeliche offrivano il pretesto delle funzioni religiose per assemblee popolari che servivano a organizzare il movimento.

A Berlino Est varie volte mi sono ritrovato a dormire nella villa di un obiettore di coscienza (due anni di carcere) che faceva parte di un gruppo rock. Partecipava a Neues Forum, uno dei movimenti civici dissidenti, guidato dalla pittrice Bärbel Bohley, emersi durante il periodo della rivoluzione pacifica (Die Wende) che portò all'abbattimento del regime poliziesco di "socialismo reale". 

L'aria della rivoluzione rende liberi: lo ho sperimentato anche a Tunisi nel periodo della Primavera araba. I giovani tedeschi, felici per la mordacchia strappata, capivano che eri straniero, ti invitavano a sederti al tavolino del bar davanti a una birra, raggianti per potere scambiare due chiacchiere sull'universo mondo, sicuri che nessuno sarebbe andato a spifferare ciò che pensavano su questo o su quello riferendolo ad autorità che gliel' avrebbero fatta pagare in vari modi. 

In questo clima di festoso sollievo liberatorio, e di fermento popolare, con partecipazione politica diffusa, sia questo movimento di coraggiosi dissidenti, Neues Forum (impegnato in periodi difficili nella difesa dei diritti umani degli oppositori), che i Verdi, alle prime elezioni politiche del febbraio del 1990 presero la maggioranza ad Est. Ma persero ben presto la fiducia e la presa sulla popolazione e cedettero i loro voti ai partiti con referenze all'Ovest perché si proposero come gli ultimi giapponesi della DDR. Si opposero alla riunificazione della Germania credendo si potesse in essa costruire un "socialismo umanistico ed ecologico". Il socialismo "vero" contro quello "reale" che avevano avversato e che li aveva sempre emarginati e repressi. Ma il popolo che avevano difeso e da cui si stavano staccando voleva questa unificazione, non una semplice confederazione: esigeva che fossero chiuse le porte al passato, pretendeva garanzie dal controllo che veniva messo in atto dalla STASI, l'apparato di polizia segreta,  per come lo abbiamo visto all'opera, ad esempio, nel film "Le vite degli altri". Quindi i voti passarono subito dai dissidenti, che avevano pagato sulla pelle la schiena dritta mantenuta per anni, ai collaborazionisti del partito di regime della SED (Partito socialista unificato di Germania, il fulcro del potere), come la Democrazia cristiana dell'Est. Morale della favola: gli intellettuali "rivoluzionari" devono stare attenti a portare avanti rivendicazioni astrattamente giuste quando si scontrano con i bisogni ed il buon senso elementare del popolo comune. Avrebbero dovuto negoziare le condizioni della riunificazione tedesca, che molti analisti hanno giudicato una annessione dell'Est all'Ovest (anche per l'assenza di "avvocati" credibili nelle trattative), non opporsi ad essa in nome delle loro velleità e dei loro sogni del tutto utopistici …

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